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Autostrade, l'Ue accende i fari sul Governo

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Bruxelles vigila sullo stop alla fusione con Abertis. Il ministro Di Pietro: «Non siamo protezionisti»

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L'Italia, dal canto suo, tira dritta e continua a lavorare sodo sulle possibili soluzioni. E il mercato esprime fiducia sull'operazione. Mentre la Commissione Europea dà i primi segnali di preoccupazione per il «no» del governo italiano, anche se il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro ha replicato che: «non si tratta di protezionismo», ma lo stop «è dovuto al fatto che tra i soci di Abertis c'è una società di costruzioni - l'Acs di Florentino Peres, ndr - e non al fatto che si tratta di una società spagnola». Ma superare lo scoglio non sembra per niente facile. Per Abertis infatti l'azionariato della nuova società e lo schema di base dell'operazione non possono cambiare, perchè «la fusione è stata approvata così prima dai cda poi dalle assemblee degli azionisti». Sul fronte finanziario invece, anche se dopo l'intervento del governo (comunicato venerdì sera a Borse chiuse) alla riapertura delle contrattazioni il titolo di Autostrade ha ceduto in chiusura il 2,74%, per gli analisti la flessione sarebbe stata ben più netta se non ci fosse comunque fiducia nella possibilità che si trovi una soluzione per poter concludere l'operazione. Ma è con Bruxelles che potrebbe aprirsi un nuovo fronte di confronto per il Governo italiano. La Commissione è «preoccupata», ha dichiarato una fonte: «Seguiremo la situazione per stabilire i fatti e per vedere se ci sono eventuali violazioni del regolamento comunitario, in materia di Mercato interno, sulla libera circolazione dei capitali». In linea con le indiscrezioni, Mark Gray, portavoce del commissario Ue alla Concorrenza Neelie Kroes, ha spiegato che «stiamo cercando di stabilire qual è esattamente la decisione del Governo italiano». In soldoni, Bruxelles vuole capire se l'Esecutivo ha preso una decisione formale e legale per bloccare l'operazione, oppure se si tratta semplicemente di un'analisi iniziale: «Se dovessimo stabilire che si tratta di un decisione formale, diremmo che il Governo avrebbe dovuto notificarla prima alla Commissione europea». Se invece «è semplicemente un'opinione preliminare, il Governo non ha fatto niente di male, perchè deve ancora notificare la sua decisione secondo la prassi». Intanto, continuano i contatti tra Roma e Barcellona: i vertici «sono al lavoro», indicano fonti delle due società, per valutare eventuali soluzioni e per individuare correttivi che possano servire a riaprire un confronto con il Governo italiano. Abertis, se da una parte indica che una decisione potrebbe arrivare per fine agosto, dall'altra ribadisce i propri paletti sul nodo Acs. Appare quindi sempre più difficile da superare quello che Di Pietro indica come il principale ostacolo: la presenza di una società di costruzioni nell'azionariato, Acs appunto, che comporterebbe un conflitto di interessi nella gestione degli appalti. Con l'operazione il costruttore spagnolo, che ha quasi il 25% in Abertis, diventerebbe il secondo azionista del nuovo gruppo post-fusione con una quota del 12,5%. E mentre Palazzo Chigi ha smentito l'ipotesi di un incontro tra i vertici di Abertis e il presidente del Consiglio Romano Prodi, nel dibattito politico interno, per il presidente della Commissione attività produttive della Camera, Daniele Capezzone, con il no alla fusione «si è registrato un grave errore del Governo», un episodio di «interventismo e protezionismo».

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