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Il petrolio affonda tutte le Borse

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Il barile supera i 76 dollari. L'Europa brucia 110 miliardi di capitalizzazione

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La fiammata dell'oro nero ha buttato giù le principali Borse internazionali, che ieri hanno fatto i conti con la seduta peggiore dell'ultimo mese. Europa in testa, che ha visto andare in fumo ben 110 miliardi di euro di capitalizzazione. Tutta colpa delle crescenti tensioni geopolitiche in Medioriente. Sulla fiammata delle quotazioni pesa infatti l'inasprimento dello scontro in Libano, con i bombardamenti di Israele nella zona meridionale contro gli attivisti Hezbollah in un'area che da sola vale il 30% circa della produzione petrolifera globale. Ad aggravare la situazione c'è poi la questione nigeriana, con l'azione dei miliziani ribelli che hanno portato da inizio anno a un taglio del 17% della produzione petrolifera giornaliera e la notizia - diffusa ieri - su presunti attacchi agli oleodotti gestiti dalla Nigerian Agip (con una perdita ipotizzata pari ai 20.000 barili di greggio al giorno). Una notizia «priva di fondamento», ha però replicato l'Eni, che ha spiegato come nei giorni scorsi si è verificato un danneggiamento alla rete di raccolta di una struttura di collegamento stimando la soluzione del problema «a breve, con una perdita di materiale irrilevante». Medioriente e Nigeria hanno così paralizzato tutte le piazze continentali: da Tokio a Londra, da Francoforte a Parigi passando per New York. A Londra la consegna di riferimento sul Brent ha toccato il massimo di 76,40 dollari per ripiegare a quota 76,25 con un guadagno comunque di quasi 2 dollari, mentre i contratti future con consegna ad agosto sul Nymex sono schizzati a New York già in apertura degli scambi a 75 dollari per accelerare al massimo di 76,55 dollari, con un rialzo superiore al 2%, fino a scivolare a 76,30 dollari. A peggiorare il quadro generale c'è il contenzioso sul nucleare dell'Iran, che dovrebbe rispondere alla proposta europea per evitare le sanzioni Onu, e la rottura dei colloqui tra la Corea del Nord e quella del Sud, nonchè l'avvicinarsi della stagione degli uragani negli Usa, fortemente temuta dopo i disastri causati nel 2005 da Katrina e Rita.

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