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Crac Finpart, parte una raffica di arresti

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Il gip firma le ordinanze di custodia per l'ex ad Gianluigi Facchini e per tre indagati

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Sono gli ingredienti che hanno portato al dissolvimeneto della holding della moda Fin.part, dichiarata fallita il 25 ottobre dell'anno scorso, con un indebitamento, nascosto agli organi di Vigilanza, che già al 31 marzo del 2003 superava i 258 milioni di euro. Un crac che ha portato in carcere il suo ex dominus, Gianluigi Facchini, il suo successore dal 2004, l'imprenditore di Ala di Trento, Gianni Mazzola, l'ex dg di Banca Popolare di Intra, Giovanni Brumana, e l'industriale tessile marchigiano, Michele Paoloni. Altri 12 risultano indagati nell'inchiesta del pm milanese Luigi Orsi: numerosi ex componenti del cda di Fin.part, tra i quali Ubaldo Livolsi che è accusato di concorso in bancarotta fraudolenta per aver «dissipato il patrimonio sociale» con la complicata operazione su titoli Olcese, destinando 13,9 milioni di euro per l'acquisto, non esplicitato in bilancio, di azioni della società tessile. Questo per evitare che Fin.part fosse obbligata a lanciare un'Opa sul suo capitale. Altra contestazione a Livolsi ed ex consiglieri, quella di aver causato dolosamente il fallimento di Fin.part che aveva chiuso in utile i bilanci 2000-2001 «esclusivamente in virtù delle manovre sui titoli Frette» (che portarono a «enfatizzare artificiosamente» i valori del bilancio della holding), ideando un aumento di capitale di 100 milioni di euro del quale almeno 30 milioni costituivano un'alimentazione «fittizia». C'è poi l'operazione, contestata a Mazzola e Paoloni, di aggiotaggio su titoli Schiapparelli con un turbinio di acquisti e vendite, nella primavera di quest'anno, che hanno determinato una sensibile alterazione del prezzo di mercato. Un presunto depredamento, quello di Fin.part, accompagnato, negli anni, dal compiacente ex dg di Banca Popolare di Intra, Brumana. Ed è stato un funzionario, fino a qualche anno fa a capo dell'area crediti milanese, a raccontare come ciò avvenisse: «Premetto che esistono due modi per ridurre o evitare la segnalazione dei grandi rischi alla Banca d'Italia. Il primo è di conferire denaro, ancorchè temporaneamente, a garanzia del fido. Questa tipologia di affidamento non viene considerata nella somma; un altro modo di omettere o ridurre la segnalazione è quello di non inserire in un gruppo economico alcuni rapporti che in base alla normativa della Banca d'Italia dovrebbero essere inseriti». Per Finpart furono utilizzati entrambi. Con Facchini, arrestato sabato sera sera in modo rocambolesco dai militari del Nucleo Regionale della Gdf di Milano in aeroporto, mentre il suo volo per Hong Kong stava per partire, il gip Gamacchio non è tenero. È d'accordo con il pm Orsi quando sostiene che l'ex manager ha «sistematicamente contattato le persone» che venivano citate come testimoni dalla Procura di Milano per concordare le dichiarazioni che avrebbero rese «e che poi hanno rese». Avrebbe «fatto trasferire la documentazione di sua pertinenza e probabilmente utile alla ricostruzione documentale dei profili di responsabilità ad egli ascrivibili». Il pericolo di fuga e di reiterazione del reato, però, al di là del comportamento delle ore precedenti l' arresto che autorizza investigatori e inquirenti a pensare che sospettasse l'arrivo di provvedimenti, sta sempre nelle intercettazioni: la sua attività era «in pieno svolgimento», fino a poco tempo fa con l'intenzione di «ripetere il modus operandi» nel crac Fin.part, e in una telefonata, addirittura, «comunica di voler incontrare i propri legali in Gran Bretagna per valutare se rientrare o meno in Italia, prospettando all' interlocutrice la convinzione che sarebbe meglio non rientrare». In un'altra telefonata rivela , invece, di voler stabilirsi negli Stati Uniti, dove ha già avviato contatti. Gli interrogatori degli arrestati cominceranno probabilmente oggi.

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