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Civitavecchia, 300 posti di lavoro a rischio

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Allarme occupazione dopo la decisione della Regione Lazio di bloccare la centrale dell'Enel

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Ieri l'amministratore delegato del gruppo elettrico, Fulvio Conti, ha ribadito che è pronto a presentare ricorso contro l'ordinanza che ha bloccato il cantiere della centrale a Torre Valdaliga Nord, non appena il provvedimento sarà notificato alla società. E ha lanciato l'allarme occupazione: potrebbe costare 300 posti di lavoro la decisione della giunta guidata da Piero Marrazzo con la quale sono stati sospesi i lavori del molo di Civitavecchia per l'attracco delle navi carbonifere necessarie ai lavori di riconversione a carbone pulito. Enel dunque affila le armi. Conti è convinto di vincere la battaglia e in caso contrario, se cioè il Tar dovesse confermare il blocco, chiederà danni «ingentissimi», nell'ordine dei miliardi euro. Per ora, ha sottolineato l'amministratore delegato, l'ordinanza della Regione non è ancora stata recapitata al quartier generale di Viale Regina Margherita e prima di allora il ricorso non è tecnicamente presentabile. In ballo c'è il futuro della centrale in cui sono stati investiti 1,125 miliardi, il 75%% del miliardo e mezzo previsto per il completamento dell'opera. Non solo. Il blocco dei lavori mette a rischio il futuro degli operai che stanno già lavorando alla riconversione della centrale o che saranno impiegati nell'impianto a regime. Proprio i lavoratori di Civitavecchia nei giorni scorsi sono scesi in piazza per manifestare contro la chiusura del cantiere. E hanno fatto da contrappeso al «partito del no», formato dalle associazioni ambientaliste e dalla sinistra radicale e da gruppi spontanei di cittadini, che da anni fanno la voce grossa per chiedere lo stop ai lavori. In attesa della notifica, ha spiegato Conti, l'Enel sta avvisando i fornitori di sospendere, almeno per il momento, le operazioni e «sta mettendo in sicurezza il cantiere a mare della centrale», dove sono occupate più di 100 persone. Il blocco definitivo dei lavori significherebbe mandarle a casa. E a svanire sarebbero anche i posti di altri 200 lavoratori che saranno impegnati in futuro nella messa in opera dei macchinari che, in base al progetto, opereranno sul molo. «Avendo avuto la valutazione di impatto ambientale per tutti i lavori, anche per le opere a mare, faremo ricorso contro una ordinanza che ritengo errata dal punto di vista giuridico - ha detto Conti - credo che lo vinceremo». In caso contrario l'Enel tenterà di rifarsi non solo del miliardo e mezzo investito, «ma anche del danno emergente dovuto al fatto di non poter disporre della centrale negli anni a venire». Il carbone pulito non è inquinante, ha ribadito Conti, e costa meno del gas. In difesa del progetto si è schierato anche il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, secondo cui è indispensabile che in Italia, «si possano riconvertire alcune centrali come previsto».

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