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Competenze sul credito, Catricalà ci riprova

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«Per assicurare che le politiche Antitrust siano omogenee ed efficienti in tutti i mercati, è opportuno che esse coprano tutti i settori. Questo vale in particolare per il settore bancario». A sostenerlo è Antonio Catricalà, presidente dell'Autorità di garanzia sulla concorrenza e il mercato, in un articolo pubblicato sul prossimo numero del bimestrale centrista Formiche, a cura di Paolo Messa e diretto da Michele Guerriero, in edicola dalla prossima settimana. «È necessario al riguardo razionalizzare l'assetto attuale - ha detto Catricalà - con l'abbandono per i mercati finanziari del criterio della vigilanza per soggetti e con l'introduzione del principio della divisione delle competenze. Il principio è ispirato alla stabilità, non solo delle banche, ma di tutte le imprese per le quali esiste attualmente uno speciale regime di vigilanza; alla trasparenza e alla correttezza, per tutti gli intermediari finanziari, le banche e le imprese di assicurazione; alla concorrenza, con riferimento a tutti i mercati senza alcuna esclusione. Il principio di distinzione delle competenze per materia deve superare l'esame del Parlamento». La tesi sostenuta da Catricalà non è nuova. Già dal suo insediamento, avvenuto nel febbraio scorso e in piena continuità con il suo predecessore Giuseppe Tesauro, il Garante della concorrenza aveva richiesto l'estensione dei suoi poteri anche al settore bancario sulla base di quanto accade nei maggiori paesi industrializzati, in cui sono le autorità antitrust a vigilare sulla concorrenza tra le banche. Catricalà ha sempre sostenuto che a un assetto di questo tipo, più efficiente, anche l'Italia prima o poi dovrà arrivare, perché il sistema attuale ha sempre presentato delle incongruenze. Una richiesta più volte caduta nel vuoto. Nell'ultima versione del ddl risparmio la competenza sugli istituti di credito è rimasta a Palazzo Kock

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