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Intesa con la Cina, vantaggi per i distretti

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La domanda chiave che si fanno i distretti italiani e quelli degli altri paesi amici del tessile (in primo luogo, Francia, Spagna, Portogallo) è se l'intesa firmata dal commissario Ue al commercio, Peter Mandelson, con il ministro del commercio Bo Xilai, riuscirà veramente a proteggere l'industria del Vecchio Continente dall'invasione di magliette, jeans e pantaloni fabbricati nei capannoni cinesi. L'accordo prevede un'autolimitazione dell'export di Pechino a tassi di crescita annuali tra l'8% ed il 12,5%. Sul fronte - chiave - dei tempi, l'intesa copre il periodo fino alla fine del 2007. Per tutto il 2008 - anno al termine del quale il mercato del tessile sarà completamente liberalizzato - l'Ue manterrà d'altra parte «il diritto a ricorrere alle misure di salvaguardia» previste dagli accordi dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). In attesa di poter esaminare meglio i dati dell'intesa, ieri sono giunte le prime valutazioni sull'armistizio siglato a Shanghai tra Mandelson e Bo. «È un risultato molto positivo ed un importante segnale che la Cina intende rispettare gli accordi legati alla sua adesione alla Wto», ha commentato il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che ha rilevato come grazie alle limitazioni all'export in dieci prodotti altamente sensibili, l'Europa ha ottenuto del «tempo prezioso», che deve però - ha precisato - essere «investito bene».

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