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«Liquidazione, senza soldi niente riforma»

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Il sindacato mette in guardia Maroni: «La decisione sul Tfr non può essere affidata solo all'azienda»

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Tra queste il fatto, inconcepibile, che se un lavoratore non indica a quale fondo vuole aderire, è l'azienda a farlo per lui». Stefano Cetica, segretario generale dell'Ugl, va all'incontro di oggi a Palazzo Chigi sulla previdenza integrativa, con le armi affilate. Il silenzio assenso non vi convince? «In origine c'era l'obbligatorietà nello smobilizzo del Tfr, ora si è arrivati a una sorta di arbitrio. Maroni dice che se il lavoratore non sceglie, ci pensa l'azienda e questo non va bene perchè bisogna trovare una formula in cui sia presente la partecipazione del lavoratore, magari con la mediazione del sindacato». Chiedete quindi che sia il sindacato a fare da tramite? «È importante che la decisione su come destinare il Tfr non sia rimessa esclusivamente nelle mani dell'azienda. Il sindacato deve essere in qualche modo chiamato in causa se manca un'indicazione precisa da parte del lavoratore. C'è aperta anche un'altra questione ed è la mancanza di un quadro di garanzie. Senza la legge sul risparmio, la situazione dei fondi pensione si fa rischiosa». Vuol dire che i risparmiatori non si possono più fidare nemmeno dei fondi pensione? «Non dico questo, ma faccio osservare che i fondi esistenti sono portati ad investimenti più rischiosi per guadagnare di più, con l'assenso della Covip. È evidente che la normativa sulla previdenza integrativa è strettamente legata a quella della riforma del risparmio. I fondi preesistenti hanno gestioni, per così dire, molto familiari». Ci può fare qualche esempio? «È il caso del fondo Cometa, quello dei metalmeccanici. L'Ugl ha il 18,5% e 8 rappresentanti nel cda, ma c'è una conventio ad excludendum che ci tiene fuori dalle decisioni, perchè Cgil, Cisl e Uil con la Fismic hanno fatto una cordata. La mancanza di una garanzia per le minoranze non è positivo per pubblicizzare l'attività dei fondi e la legge sul risparmio dovrebbe affrontare tale tema». I soldi che il ministro Maroni ha indicato bastano per far decollare la previdenza integrativa? «Assolutamente no. I soldi sono pochi. Tutti dicono che i fondi pensione sono uno strumento essenziale per dare impulso al sistema produttivo e alla Borsa ma poi come mai il ministro dell'Economia Siniscalco non li ha inseriti nella Finanziaria? Maroni dice che servono 20 milioni per compensare i datori di lavori dallo smobilizzo del Tfr. Ma chi compensa i lavoratori? Perchè, c'è un problema di compensare i lavoratori? «Proprio così. Ora i lavoratori possono utilizzare il Tfr per comprare casa o per far fronte a spese improvvise. Sarebbe utile che fosse prevista la possibilità di attingere al fondo per quei casi per i quali ora si utilizza la liquidazione. C'è poi la questione del costo del fondo. Questo deve pagare lo 0,50 per mille come contributo di solidarietà alla Covip mentre ora è l'azienda a far fronte a questo onere. La conseguenza è che dovendo sborsare questa cifra, il fondo avrà un rendimento più basso».

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