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Vendita immobili, allarme sui conti degli Enti Il Parlamento a Tremonti: «Investire subito gli 8,5 miliardi di proventi o c'è un danno economico»

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L'allarme è lanciato dalla commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali, nella relazione del presidente, Francesco Amoruso (An). L'avvertimento è contenuto nelle conclusioni, nelle quali si sottolinea «la necessità, con riferimento alle operazioni di cartolarizzazione che hanno interessato gli Enti pubblici negli ultimi anni, di fare in modo che le stesse siano "neutrali" per gli enti stessi». In altre parole, visto che la cartolarizzazione prevede la dismissioni di immobili da parte degli enti, il Parlamento invita il ministero dell'Economia a individuare altre forme di finanziamento per gli Enti, almeno per la parte di minori incassi dovuti al processo di cessione. Nella relazione, infatti, si evidenzia che «è necessario garantire, a conclusione delle operazioni, un'adeguata remunerazione delle somme che gli Enti hanno incassato dalla dismissione del proprio patrimonio (patrimonio immobiliare prima produttivo di entrate in alcuni casi anche significative)». Insomma, bisogna trovare il modo di garantire altre entrate visto che gli enti non avranno più quelle, per esempio, degli affitti. Quanti ci costi. «Gli Enti - si legge nel testo - se da una parte hanno o comunque sono stati costretti a rinunciare alla loro attività di gestori di ingenti patrimoni immobiliare, dall'altra hanno acquisito una significativa disponibilità liquida. Tali disponibilità, che per la Scip 1 (la prima fase della cartolarizzazione, ndr) complessivamente ammontano a 1.994,4 milioni di euro e per la Scip 2 (la seconda fase) a 6.589,4 milioni di euro, sono fino a completamento di ciascuna operazione di cartolarizzazione, accreditate su conti di tesoreria fruttiferi (con un rendimento lordo pari al 2,32%) ma vincolati intestati all'ente venditore». Che fare? Ora è necessario valutare come investire queste somme (oltre otto miliardi e mezzo) in modo «da assicurare agli Enti stessi di continuare a godere di quei proventi prima generati dalla gestione del patrimonio immobiliare. Qualora ciò non accadesse, infatti, la cartolarizzazione si tradurrebbe in un danno economico per l'Ente». «Di fatto - è scritto ancora - viene a scomparire, tra le partite correnti degli Enti, una voce, peraltro significativa, rappresentata dai proventi da affitti di immobili. È quindi, soprattutto in considerazione del loro precario equilibrio finanziario, necessario far sì che il rendiconto finanziario degli Enti non sia penalizzato dall'operazione nella misura in cui questa determini la scomparsa di proventi. Occorre fare in modo che alla fine si tratti semplicemente di un cambiamento della loro natura (ossia da proventi su affitti a proventi finanziari)». Case a pezzi. La commissione parlamentare rileva inoltre che anche su quel che rimane agli enti, il patrimonio residuo, è necessario intervenire. Si tratta di 6.341 milioni di euro di cui: 1.798,5 milioni di euro sono rappresentati da immobili strumentali, 2.376,8 milioni di euro da immobili da reddito e la restante parte da "altro", terreni agricoli-edificabili. E bisogna intervenire subito perché gli immobili «richiedono interventi di ristrutturazione significativi, e quindi consistenti investimenti». Investire subito. «Probabilmente sarebbe utile - consiglia il Parlamento -, anche in una prospettiva di medio-lungo periodo, che gli Enti valutino soluzioni non a livello "individuale" ma di "comparto"». La soluzione. Si suggerisce «l'ipotesi della costituzione di un Fondo ovvero di una società mista, partecipata sia dagli stessi Enti che da operatori di mercato». Per la società pubblico-privato si segnala la Igei.

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