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Pensione integrativa, luce verde dal governo

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Donne a casa con 35 anni di contributi e 57 di età anche dopo il 2008, ma col sistema contributivo

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La decisione di ritirare l'emendamento presentato dai senatori di Forza Italia Lucio Malan e Mario Ferrara è stata presa nel corso di un vertice tra i capigruppo della maggioranza al Senato, al quale hanno partecipato il vicepremier Gianfranco Fini e i ministri del Welfare, Roberto Maroni, e dell'Economia, Giulio Tremonti. Sembra così superato l'ultimo ostacolo per la delega previdenziale. Ieri in serata è cominciata la discussione generale nell'aula di Palazzo Madama, che la dovrebbe approvare martedì 11 maggio. Toccherà poi alla Camera esaminare e varare definitivamente il provvedimento. L'intesa nella Cdl è arrivata dopo una mattinata convulsa, nel corso della quale il numero legale nell'aula del Senato è mancato quattro volte, impedendo l'inizio dell'esame della delega. Intanto, da quasi tutte le forze della maggioranza si è levato un coro di no allo stralcio della previdenza integrativa. Un emendamento che - secondo le voci raccolte in Senato tra esponenti della maggioranza - sarebbe stato messo a punto dal Tesoro, chiaramente col benestare del ministro Tremonti. Il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas, però, si è subito tirato fuori: «L'emendamento sulla previdenza integrativa è senza senso, una cosa dissennata. Il secondo pilastro è l'unico modo per far partire la riforma delle pensioni». Ma determinante per sbarrare la strada al progetto di stralcio è stato l'asse Lega-An. Dopo l'alzata di scudi del ministro Maroni, che l'altro ieri si era già dichiarato contrario alla norma, ieri è stata la volta del partito di Gianfranco Fini. Prima è stata una nota del senatore Oreste Tofani (capogruppo di An in Commissione Lavoro del Senato) a bocciare l'emendamento. Poi è sceso in campo direttamente il vicepremier, presentatosi a sorpresa al vertice della Cdl fissato nel primo pomeriggio a Palazzo Madama. «Sono contrario a quell'emendamento - ha detto Fini - e sono qui per questa ragione». Risultato: emendamento ritirato. L'iniziativa di Malan e Ferrara - è stato detto alla fine della riunione - era a titolo personale. «Contrariamente a quanto si è creduto, e non per responsabilità del governo - ha spiegato soddisfatto Fini al termine della riunione - l'emendamento non era sostenuto nè da alcuna forza politica della maggioranza nè da alcun ministro». Mentre Maroni va via senza rilasciare dichiarazioni, Tremonti non può che confermare: «C'e un generale accordo per un testo molto importante. La riforma sarà approvata nei prossimi giorni con un consenso generale». A rassicurare sulla «coesione della maggioranza» è il presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani: «La volontà della maggioranza e del governo è andare avanti nel modo più spedito possibile su un argomento, come la riforma delle pensioni, sul quale c'è ormai una intesa ampia». La decisione di ritirare l'emendamento sullo stralcio della previdenza integrativa non è la sola presa dal vertice della Cdl di ieri. Sarà infatti ritirato anche l'emendamento che prevedeva il mantenimento della verifica del 2005 prevista dalla riforma Dini, presentato dal relatore della delega in Senato Carmelo Morra (Fi). È stato poi deciso di limitare alle sole donne la possibilità di andare in pensione con 57 anni più 35 di contributi anche dopo il 2008, ma col calcolo contributivo. Intanto Cgil, Cisl e Uil hanno ieri incontrato i gruppi parlamentari del centrosinistra al Senato, ribadendo la loro netta contrarietà alla riforma così come è uscita dalla Commissione Lavoro. «È stata ulteriormente peggiorata», hanno detto, spiegando di essere pronti a riprendere la mobilitazione anche sul fronte previdenza.

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