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L'Ue guarda alle «autostrade del mare»

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In pole position la Civitavecchia-Barcellona voluta da Confitarma

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«Si calcola - spiega - che con l'entrata in servizio di questa nostra nave oltre 30 mila autotreni passeranno dalla rete autostradale europea alle "autostrade del mare". Questo numero tra breve sarà raddoppiato in quanto sta per entrare in esercizio una seconda nave sempre sulla linea Civitavecchia-Barcellona-Civitavecchia». È soddisfatta la Confitarma. Anche perché ha dalla sua parte anche la vice presidente della Commissione europea e commissaria ai Trasporti Loyola de Palacio. Che prima di lasciare a novembre il suo incarico si batterà ancora perché i progetti relativi alle vie marittime del Mediterraneo abbiano la necessaria attenzione da parte della Commissione Ue. E la signora de Palacio annuncia anche che in sede Ue sono state già definite le scelte per finanziare i cento progetti della «Marco Polo» e tra questi c'è anche un'autostrada del mare di marca italiana. Quale? Il commissario Ue non si sbilancia ma il tutto lascia credere che gli armatori italiani abbiano buone possibilità di riuscita. Da sviariato tempo, infatti, la società armatoriale napoletana va sviluppando una politica di espansione delle vie marittime con investimenti per milioni di euro. Infatti dispone di una delle maggiori flotte mondiali con oltre 50 navi moderne (di cui 30 costruite dal 1998 in poi) che consentono il trasporto via mare di oltre 1,5 milioni di veicoli e 400 mila container e trailer all'anno dai porti del Mediterraneo, Nord Europa, Paesi scandinavi, Isole britanniche, Africa occidentale, Nord e Sud America. Questo piano di crescita, di ammodernamento e di espansione del gruppo ha comportato l'investimento di oltre 1,3 miliardi di euro consentendo il potenziamento del personale dipendente della flotta che è salito dalle mille unità impiegate nel 1997 alle attuali 3.100. Gli armatori privati, in sostanza, stanno facendo la loro parte per creare e potenziare le «autostrade del mare» che, a differenza delle opere stradali sono disponibili subito. E il potenziamento delle vie marittime nel Mediterraneo si coniuga benissimo anche con il progetto ormai in fase di partenza del ponte sullo Stretto di Messina. Un problema c'è, però. Ed è quello che contemporaneamente devono essere fatte anche le altre infrastrutture. Infatti gli armatori non chiedono aiuti di Stato, bensì opere integrative ai trasporti marittimi e condizioni di parità, soprattutto dal punto di vista fiscale e di costi, con gli armatori di Paesi non europei. Ora, chiedono gli imprenditori italiani, bisogna passare dalle linee alla rete. Quindi vanno creati i progetti logistici integrati con porti, terminal, nodi autostradali e ferroviari. Nel lanciare in Spagna il collegamento marittimo Civitavecchia-Barcellona, gli armatori italiani mettono al centro delle loro attenzioni il porto di Civitavecchia che in questi mesi sta subendo trasformazioni logistiche in modo da diventare il porto di Roma, il porto della Capitale ma anche centro portuale dell'intero Mediterraneo. «Consapevole che il trasporto marittimo costituisce soltanto un anello della complessa catena logistica - confermano- abbiamo avviato un piano di espansione mirato ad acquisire terminali portuali, centri di stoccaggio attrezzati per le operazioni di preconsegna delle autovetture e società di trasporti in molti Paesi europei e del Mediterraneo. Attualmente - concludono - possediamo una rete di servizi logistici integrati in Italia, Spagna, Portogallo, Danimarca e Irlanda e gestiamo anche alcuni terminali in proprio nei porti di Anversa, Cork, Esbjerg, Monfalcone, Palermo, Salerno e Valencia».

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