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Fiat Melfi, via i blocchi resta la protesta

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Oggi si riprende a lavorare in tutti gli stabilimenti del gruppo. Lo stop è costato 30 mila auto in meno

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Via i blocchi, non le proteste, perchè «ora comincia una trattativa dura». Infatti ieri sera i sindacati sono tornati a riunirsi con l'azienda per riprendere il confronto. Oggi tornerà a pieno regime l' attività produttiva in tutti gli stabilimenti. Dopo la Sevel, che è ripartita dal terzo turno di ieri sera, in mattinata riprenderanno Mirafiori, Pomigliano, Termini Imerese e, dal pomeriggio, Cassino. E si fanno i bilanci. Il blocco di Melfi ha provocato una perdita di produzione di circa 30 mila auto. È stato il leader dei metalmeccanici della Cgil, Gianni Rinaldini, a condurre in porto un'«assemblea impegnativa, vera, difficile, complicata». I blocchi per moltissimi lavoratori erano, infatti, una sorta di assicurazione, erano cioè ritenuti l' unico concreto strumento di pressione per poter ottenere risultati al tavolo delle trattative. Per questo, ha spiegato Rinaldini «il passaggio a forme di lotta diverse è un passaggio difficile e complicato». Sin dalla prima mattina, comunque, molto prima dell' ora fissata per l' assemblea, tanti operai si sono presentati nell' area industriale di Melfi per avere un contatto con i delegati e i dirigenti della Fiom, per «sapere, capire e spiegare che i blocchi devono rimanere fino alla conclusione della trattativa, fino ad ottenere i risultati che ci hanno portato a ricevere le manganellate della Polizia». Sull' onda di questi umori l' assemblea è cominciata subito molto «dura»: Rinaldini ha preso la parola, ma più volte è stato interrotto e alcuni delegati hanno incitato, tra gli applausi, a mantenere i blocchi. Rinaldini ha rilanciato. «Si può aprire una fase diversa - ha detto - che è quella del merito rispetto al negoziato, e per questo la Fiom propone di cambiare le forme di lotta. È evidente che questi dieci giorni di lotta hanno costretto la Fiat a cambiare atteggiamento: si è aperta una possibilità. Non cessiamo le forme di lotta ma se ora diciamo no al negoziato si dirà che noi non volevamo davvero aprire un negoziato». Chiusa l'assemblea, resta uno sciopero di otto ore, che ha un larghissimo seguito. Si aprono i varchi e chi vuole può tornare al lavoro: saranno 300 secondo la Fiat, 100 secondo i delegati, a passare tra i blocchi e ad entrare al lavoro per preparare la ripresa della produzione, ma anche l'invio dei materiali agli altri stabilimenti del gruppo fermi da alcuni giorni e l' invio delle macchine alle concessionarie.

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