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L'effetto Parmalat manda in crisi le banche

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A gennaio gli istituti di credito hanno contabilizzato sofferenze lorde per 100 mila miliardi di vecchie lire

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Un valore che non veniva più toccato da quasi tre anni, dall'aprile del 2001. A inizio 2004, secondo gli ultimi dati di Bankitalia, la voce «sofferenze ed effetti propri insoluti e al protesto» era infatti di 51.597 milioni di euro, 4.809 in più rispetto al gennaio 2003 (+10,28%). Si tratta comunque dei crediti a rischio calcolati al valore nominale. Le sofferenze nette, cioè i crediti nei confronti di soggetti in stato di insolvenza, ma depurate dalle svalutazioni contabilizzate nei bilanci, hanno fatto segnare in gennaio un mini-stop, dopo sette mesi consecutivi di aumento. Il dato provvisorio di Bankitalia indica quota 22.223 milioni di euro contro i 22.890 di dicembre. Anche in questo caso il livello resta ai massimi dall'aprile 2001. A pesare sull'andamento delle sofferenze, finite pochi giorni fa nel mirino del Cicr e del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è soprattutto il crac Parmalat. A certificarlo sono stati gli stessi tecnici di Bankitalia nell'ultima edizione del bollettino economico e il presidente dell'Abi, Maurizio Sella. All'inizio di febbraio, nel corso dell'audizione parlamentare del risparmio, Sella aveva previsto l'impennata delle sofferenze tra fine 2003 e inizio 2004 legata ai problemi del gruppo di Collecchio, spiegando però che non si sarebbe trattato di una «situazione patologica», dal momento che le sofferenze nette, grazie anche alle cartolarizzazioni, «negli ultimi otto anni, sono scese dal 6 al 2%». A ribadire questo punto di vista è stato il summit di fine marzo tra i principali banchieri e il direttorio di via Nazionale, guidato dal governatore Antonio Fazio. «Il flusso delle nuove sofferenze in rapporto agli impieghi complessivi si mantiene su livelli contenuti», è il messaggio trapelato da Palazzo Koch. E in effetti i dati di gennaio certificano che il rapporto tra sofferenze nette e impieghi è piuttosto basso: intorno al 2,15% se si considerano i finanziamenti totali concessi ai residenti. Il problema dei crediti a rischio, secondo la ripartizione analitica effettuata da Bankitalia, si concentra per le banche soprattutto tra società, famiglie e imprese individuali. Sul totale degli oltre 51 miliardi di sofferenze lorde, i crediti a rischio verso «società non finanziarie» sono pari a 30.833 milioni, cioè il 59,8%. Le sofferenze delle famiglie, pari a 11.315 milioni, pesano per il 22%. Quelle delle imprese individuali (8.298 milioni) per il 16,1%. Minimo, infine, l'impatto delle sofferenze delle amministrazioni pubbliche: 70 milioni di euro (in discesa dai 75 di gennaio 2003).

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