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Gli italiani tornano a risparmiare ma meno del passato

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Nei primi nove mesi del 2003 è stato il 4,7% del pil. Ma fra il 1995 ed il 2001 era il 7%

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In ogni caso, siamo sempre abbondantemente al di sotto rispetto al periodo compreso fra il 1995 ed il 2001, quando il risparmio era stato pari al 7%. È quanto rileva il bollettino economico di Bankitalia, secondo cui la discesa del risparmio negli ultimi due anni è dovuta in parte alla «modesta crescita del reddito disponibile», in parte «all' aumento della quota di risparmio investito in abitazioni». Nel 2003 è cresciuto inoltre, sia pure di poco, il debito finanziario delle famiglie, collegato sopratutto ai prestiti-casa. Peraltro, la consistenza dei debiti rispetto al pil è pari a circa il 25%, contro il 52% circa della media dell' Eurozona. Il bollettino precisa che fra il settembre 1995 ed il settembre del 2003 la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è passata da 1.600 a 2.500 miliardi di euro. Nello stesso periodo la quota investita in depositi bancari è calata dal 37,3 al 27,1% del totale. Il peso dei titoli pubblici è a sua volta sceso drasticamente, dal 26,9 all' 8,3%, mentre sono cresciute le obbligazioni emesse da imprese e da società finanziarie non bancarie italiane nel portafoglio delle famiglie (dallo 0,3% all' 1,4%, a 35 miliardi di euro) e quelle emesse da non residenti (dall' 1,8% al 3,9%, a 96 mld di euro). Circa il 40% di queste ultime, fa notare ancora Bankitalia, sarebbe riconducibile alla fine del 2002 a società non finanziarie ed a società finanziarie non bancarie. La quota restante del portafoglio delle famiglie italiane è rappresentata per lo più da azioni, fondi comuni e polizze assicurative del ramo Vita. Va tenuto conto infine del fatto che sul versante dell' indebitamento finanziario gli italiani tendono a contrarre prestiti immobiliari a tasso variabile molto più degli altri cittadini europei. In Italia, infatti, nel 2003 ben 3/4 dei mutui-casa sono stati concessi appunto a tasso variabile, contro una media europea del 40%.

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