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Industria alle corde, fatturato in calo

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Le contrazioni maggiori per pelli e calzature (-7,3%). Allarme dei consumatori: è recessione

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La fotografia diffusa dall'Istat segnala un bilancio 2003 in rosso; riguardo al fatturato l' unico forte incremento è stato segnato dall' energia (+10,4%), in calo (-1,4%) i beni di consumo, beni strumentali (-4,2%), -0,4% per gli intermedi. Il focus sui diversi settori evidenzia le contrazioni più consistenti per pelli e calzature (-7,3%), macchine e apparecchi meccanici (-5,8%), apparecchi elettrici e di precisione (-4,9%). Negli stessi 12 mesi, incrementi consistenti invece per l' estrazione di minerali (+36,6%), prodotti in metallo (+2,8%), raffinerie di petrolio (+2,6%). Ordini in calo praticamente in tutti i settori, più consistenti nelle industrie delle pelli e calzature (-10,9%), produzione di macchine e apparecchi meccanici (-6,9%). Fanno eccezione la fabbricazione di prodotti chimici e fibre sintetiche (+1,4%), legno e prodotti in legno, rimasti invariati). «È in atto una grave recessione» tuonano le associazioni dei consumatori. «I disagi non colpiscono solo le famiglie monoreddito, ma anche il ceto medio», afferma Elio Lannutti, a nome dell'Intesa Consumatori. Di fronte a questa situazione il «governo ed il ministro Marzano stanno a guardare e si trastullano su una ripresa economica che dicono sia dietro l'angolo, anche se non si capisce ormai di quale angolo stiano parlando». «Nonostante i dati dell'Istat - prosegue Lannutti - si continua ad affermare che il Paese è in ripresa, è ricco». Secondo il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, «La ripresa in Europa, con un euro così forte e tassi di interesse doppi rispetto a quelli Usa, sarà molto difficile». Il presidente della Confesercenti Marco Venturi taccia di «illusionismo» il Governo: «cerca di far credere che i consumi aumentano e che bisogna essere ottimisti, ma dal cilindro dell'esecutivo escono solo cose negative». Secondo Venturi, i dati diffusi oggi dall'Istat, in particolare quelli riferiti agli ordini, sono «preoccupanti soprattutto per quanto riguarda il trend al ribasso». Sullo stesso tenore il segretario confederale Cisl, Pierpaolo Baretta. Il dato dell'Istat «conferma le preoccupazioni che esprimiamo da tempo sul quadro economico». Per Baretta, «siamo in presenza di un non sviluppo, che si va a sommare al tasso di inflazione dipingendo un quadro preoccupante», le priorità del Governo dovrebbero essere «le politiche di sviluppo e le retribuzioni».

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