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DOPO le polemiche dei giorni scorsi Democratici di sinistra e Margherita ieri hanno messo a punto un ...

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I «tecnici» dei due schieramenti hanno trovato un accordo sulla validità degli emendamenti presentati dall'Ulivo al Senato che verranno illustrati unitariamente nei prossimi giorni. Ieri c'è stato anche un botta e risposta fra Pezzotta ed Epifani. Per il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, la proposta di adottare una riforma graduale delle pensioni attraverso la chiusura di due delle quattro finestre previste per le pensioni di anzianità «non risolve le questioni». Anche la Cgil ha bocciato l'ipotesi di ridurre da quattro a due le finestre per le pensioni di anzianità. «Chiudere due finestre significa innalzare automaticamente di sei mesi l'età pensionabile» ha rilevato il segretario generale, Guglielmo Epifani, per il quale è necessario «arrivare rapidamente ad una riunione delle tre segreterie generali», riferendosi alla questione della riforma previdenziale e alle altre sul tappeto, dal trasporto pubblico locale alla vertenza del settore degli artigiani. Epifani, rispondendo indirettamente al segretario della Csil, Savino Pezzotta, si è detto disposto a discutere di tutto, ma dando la priorità alla questione delle regole, della democrazia sindacale e a tutti i problemi che hanno scadenze ravvicinate. «Non ho difficoltà - ha detto Epifani - a discutere di tutto, ma rispettando regole di democrazia sindacale». La palla è tornata quindi a Pezzotta: «Sono per un dialogo stringente con la Cgil su tutti i temi in campo». Intanto, la Confederazione unitaria di base (Cub) ha proclamato uno sciopero generale all'inizio di marzo per rivendicare un consistente aumento dei salari, il miglioramento del sistema pensionistico pubblico contro la riforma Berlusconi, il diritto al reddito sociale per chi è disoccupato o precario. Lo sciopero è anche contro «la discriminazione attuata dalle controparti imprenditoriali e dal governo che convocano solo Cgil, Cisl e Uil». Sul tema delle pensioni è intervenuto anche il ministro del Welfare, Roberto Maroni. «Gli emendamenti presentati dai socialisti alla legge delega sulle pensioni - ha detto - muovono dall'idea che, quando si affrontano temi di tale portata, è indispensabile conseguire il più ampio consenso».

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