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Auto, costa cara ma nessuno ne fa a meno

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Nel 2003 il costo della manutenzione è salito a circa 4.414 euro l'anno, il 19% in più del 2002

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E ancora: automobile percepita come un male necessario, eppure sempre più tecnologizzata e superaccessoriata. La patente a punti funziona, ma gli italiani ignorano le nuove norme introdotte nonchè le leggi sulla velocità. Sono alcune delle contraddizioni emerse dal rapporto Aci-Censis «L'Avanzata dei consumi» che, giunto alla sua tredicesima edizione, offre un quadro chiaro di come si trasformano i consumi legati al mondo delle quattro ruote. Una ricerca che è frutto di un'indagine incrociata su un campione nazionale di 4000 automobilisti e di 1500 soci Aci. Tra le economie avanzate all'interno dell'Unione Europea, l'Italia mantiene il primato del più elevato numero di autovetture in rapporto alla popolazione. Quasi il 78% delle famiglie ne possiede almeno una (8 famiglie su dieci). Eppure mantenere un'auto costa sempre di più. Sommando le spese di bollo, assicurazione, carburante, parcheggi e garage a quelle di manutenzione, spendiamo in media per una macchina 4.414 euro l'anno (con un aumento di circa 700 euro +19%), e un costo medio giornaliero di 16 euro. In particolare sono le spese di assicurazione e carburante, quelle ritenute più gravose e ingiuste, e anche se salgono le vendite di vetture diesel (+29,9%), il 62% degli automobilisti intervistati dichiara che preferirebbe il noleggio all'acquisto di una vettura. Le Rc auto in un anno sono salite di 218,4 euro. Gli automobilisti chiedono tariffe legate alle professioni. Di pari passo con questa nuova tendenza, la stessa percentuale di intervistati sarebbe a favore di una polizza auto da pagare per i soli giorni di utilizzo. Un ritratto ricco di antinomie per quello che è stato definito l'anno della «rassegnazione al primato dell'auto». Superata l'illusione di benessere e la percezione dei grandi vantaggi apportati dall'automobile, l'italiano medio prende coscienza anche dei limiti e dei vincoli che derivano dal possederne una. Per arrivare a una sorta di rassegnazione: i costi aumentano e gli italiani si adattano. Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis, parla di «accettazione attiva dell'inevitabile». Dalla ricerca emerge inoltre che gli altri mezzi non possono competere, solo la metropolitana raggiunge il pieno sei. Autobus e taxi, bocciati. Non si avvicinano neppure un po' all'autonomia che concede l'auto privata. Un'auto provvista di tutti i confort e di tutte le tecnologie, perchè se è il male minore facciamo almeno che sia comodo. Un'istantanea efficace tanto nei numeri e nei consumi quanto nel cogliere le nuove abitudini degli italiani, forse più liberi di consumare, forse più prigionieri della necessità.

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