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Benzina, raffica di rincari. Rischio inflazione

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Dall'inizio dell'anno un incremento di 0,02 euro. Si stima che presto si andrà oltre 0,030 euro al litro

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Il rally degli ultimi giorni ha visto le principali compagnie italiane - Agip e Ip per prime che da sole rappresentano circa il 40% del mercato distributivo - mettere mano, nel giro di una sola settimana, ai propri listini per ben tre volte consecutive. Con aumenti progressivi che hanno portato ad un rialzo complessivo che sfiora i 0,015 euro, pari ad oltre 25 vecchie lire al litro: come dire oggi un pieno di carburante per un auto di medio-grande cilindrata costa oltre 60 centesimi in più di 10 giorni fa. E ben oltre un euro in più rispetto all'inizio dell'anno, vale a dire un aggravio che va oltre le mille vecchie lire. E la corsa al rialzo non sembrerebbe essere destinata a finire qui. Almeno sulla carta - secondo cioè la mera analisi delle dinamiche dei prezzi internazionali ed il loro potenziale trasferimento su quelli finali al consumo - ci sono infatti margini per ulteriori rincari che aggiunti agli aumenti già scattati porterebbero il rialzo, nel giro di un mese a superare gli 0,030 euro al litro. Quasi quanto basta cioè per rischiare di muovere l'inflazione di gennaio considerando che gli esperti di settore stimano, per ogni incremento dei prezzi dei carburanti di 0,036 euro in un mese l'indice mensile dei prezzi al consumo è sensibile di un rialzo dello 0,1%. Il rischio di una nuova ondata di aumenti è legato senza dubbio all'apprezzamento del greggio sui principali mercati internazionali che ha visto nelle ultime settimane il petrolio Usa sfondare nuovamente i 35 dollari e quello europeo, il Brent, riportarsi su quota 30 dollari al barile. Un aumento - legato alla forte domanda americana per l'ondata di gelo che sta investendo il paese - che si è trasferita anche sui prezzi dei prodotti finali (quelli Platt's per i carburanti europei) vanificando completamente i benefici dell'euro forte, spingendo le compagnie a progressivi rialzi. Sul fronte dei prezzi praticati dall'industria petrolifera italiana pesa poi il fatto che qualsiasi margine legato all'apprezzamento della moneta unica è di fatto ridotto dal rialzo dell'accisa deciso dal Governo a dicembre per finanziare il rinnovo dei contratti degli autoferrotranvieri. Un incremento che non è destinato a pesare - secondo le intenzioni espresse dal Governo - sulle tasche degli automobilisti. Ma ad essere assorbito dai petrolieri proprio attraverso gli spazi venutisi a creare dal cambio favorevole. Un elemento che però, a fronte delle nuove tensioni internazionali sulle materie prime, rischia di far ricadere al consumo qualsiasi movimento delle quotazioni. Quotazioni che nelle ultime settimane hanno visto la benzina verde passare sul Platt's da circa 0,180 euro al litro di inizio gennaio agli attuali 0,195-0,200 euro al litro.

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