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Sartori: il digitale è necessario, chi lo ostacola resta nel passato

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Entusiasma il presidente Mediaset Fedele Confalonieri, suscita le critiche del presidente dell'Antitrust Tesauro, i dubbi del garante Enzo Cheli e incuriosisce tutto il pubblico della Tv. È il nuovo sistema digitale terrestre che in Rai si identifica con un solo uomo: il professor Carlo Sartori, ex presidente di Rai International, ora presidente di RaiSat e responsabile unico del progetto del digitale. Professor Sartori, di digitale si parla tanto ultimamente, ma il presidente dell'Antitrust Tesauro lo ha liquidato dicendo che «così è solo specchio dell'analogico», che cosa risponde? «Con tutto il rispetto per Tesauro, semmai su otto canali solo tre, che contengono RaiUno, RaiDue e RaiTre, potrebbero esserlo, ma gli altri cinque (fra cui i nuovissimi RaiDoc e RaiUtile) assolutamente no. Non solo, ma anche le tre reti Rai tradizionali verranno con il digitale interattivizzate, quindi, non saranno più le stesse. Terzo punto: nel momento in cui investi nel digitale e se sei un servizio pubblico, non puoi certamente escludere tre reti già esistenti. Nel cambiamento tecnologico devi aggiungere e non togliere. Quindi ci saranno anche loro, ma arricchite. Il digitale terrestre è un sistema totale, non un'alternativa come il satellite. Facciamo finta di essere al 31 dicembre 2006 e di dover spegnere l'analogico: dove mettiamo, allora, RaiUno, RaiDue e RaiTre?». Come risponde invece ai dubbi di Cheli sui tempi? «Non posso giudicare io i parametri del decreto, ma posso dire che la Rai la copertura del 50% ce l'ha già». L'opposizione insiste nel dire che il passaggio al digitale è solo un escamotage per salvare Rete4. «A chi sostiene questo rispondo che il digitale è la terza grande rivoluzione per la modernizzazione della comunicazione. Ed è necessaria se si vuole fare un salto nel futuro, progredire, insomma, invece di restare ancorati ad un concetto superato di comunicazione televisiva. Infatti il digitale non permette solo una visione più nitida e perfetta della Tv, ma usa il linguaggio numerico dell'informatica. La lingua comune ormai a tutti gli altri mezzi di comunicazione. Per non parlare della moltiplicazione dei canali e dell'interattività tipica di internet. È l'internet democratica. Basterà il telecomando per navigare». La presidente Annunziata ha più volte sottolineato che sul digitale si sta facendo tutto troppo in fretta... «Non è vero. Per i canali tradizionali stiamo pian piano attivando l'interattività: toccherà entro due mesi a due trasmissioni per rete. Ad esempio: Mi manda RaiTre o Super Quark. Sicuramente sarà interattivo Il festival di Sanremo. Chi avrà il decoder potrà, solo con il telecomando, chiedere approfondimenti o notizie, votare o intervenire. Le redazioni stesse sono già al lavoro e forniranno i contenuti adatti. I nuovi canali (RaiDoc e RaiUtile), che aspettano ancora il vaglio definitivo del CdA, poi non nascono per caso, sono il frutto del lavoro lungo sei mesi del gruppo capitanato da Giancarlo Leone. Io sono subentrato ad ottobre quando già si stava lavorando all'offerta culturale e a quella di di servizio... Tutta la Rai però deve entrare gradatamente nella mentalità digitale. È una rivoluzione che cambierà il modo di pensare e fare i programmi in generale. Non riguarda solo un settore dell'azienda». Un assaggio di Tv digitale già esiste, tra l'altro. «Certo, è quella sul satellite. Ma mentre il satellite è di elite, il digitale sarà alla portata di tutti. Noi abbiamo già due multiplex con 5 canali, Mediaset ne ha un altro già attivo. Siamo ancora alla sperimentazione, ma il 2006 non è così lontano». Stando alle polemiche politiche, possiamo dire che l'analogico è di sinistra e il digitale è di destra? «Non so, vorrei soltanto che alla fine del suo sviluppo, il sistema digitale terrestre diventi rigorosamente bipartisan».

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