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TRE ANNI di proroga per restituire i 12,5 miliardi di dollari di debiti con il Fondo monetario internazionale.

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Un accordo che in realtà è solo un artificio contabile, perchè non prevede alcun nuovo finanziamento da parte del Fmi, ma che consente a Buenos Aires di guadagnare tempo. È previsto infatti che l'Argentina rimborsi i 12,5 miliardi di dollari e, contemporaneamente il Fondo versi il denaro nelle casse argentine. L'escamotage consente al Paese latino americano di alleggerire in modo considerevole l'ammontare del suo debito con le organizzazioni internazionali (oltre al Fmi, la Banca interamericana per lo sviluppo, la Banca Mondiale, e il Club di Parigi, che riunisce i creditori pubblici) che è pari a 21,5 miliardi di dollari.L'intesa fissa « obiettivi realistici - ha spiegato il ministro dell'economia argentino, Roberto Lavagna - e ci sono tutte le condizioni perchè noi si possa rispettarli». Lavagna ha annunciato che quest'anno l'economia argentina crescerà più del previsto, del 6,5%, e che lunedì esporrà il piano per la ristrutturazione del debito con i privati (la cosiddetta vicenda dei «tango-bond» che coinvolge, tra gli altri, circa 400.000 risparmiatori italiani), valutato in oltre 100 miliardi di dollari. Nonostante questo, il voto sull'accordo in seno al consiglio di amministrazione del Fmi non è stato unanime, diversi Paesi si sono astenuti. E il vice direttore generale del Fondo, Anne Krueger, ha risposto alle critiche provenienti da ambienti finanziari, scettici sull'intesa perchè a loro giudizio fa troppe concessioni, ricordando che il Fmi ha accettato la richiesta argentina «nel contesto di un programma economico di medio termine che cerca di favorire una crescita durevole e lottare contro la povertà.

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