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Lavoro, crescono i precari a vita

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Secondo uno studio del Censis il 47,7% ha un impiego temporaneo

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In Italia, oltre un milione e mezzo di occupati (un lavoratore dipendente su dieci) lavorano a termine. È vero che, fra questi, uno su tre (il 33,2%) riesce a trovare un'occupazione permanente nel giro di un anno. Ma ben uno su due (il 47,7%) si ritrova, dopo lo stesso periodo, ancora in condizioni di precarietà. Da tre anni, inoltre, la quota di lavoratori che passano da un'occupazione temporanea a una più stabile non cresce, ma rimane ferma sugli stessi livelli. Il fenomeno del lavoro a termine 'per semprè investe soprattutto il Mezzogiorno, in particolare la Sicilia, la Calabria e la Sardegna. È in queste tre regioni che si concentra la più alta quantità di precari. Il rischio che evidenzia lo studio Censis per Italia Lavoro è quello di una sorta di precarietà a vita: il lavoro si trova, ma in modo intermittente e senza garanzie di continuità. Ma, certo, la situazione nel Paese varia molto, a seconda che si viva in Calabria o in Lombardia. Se si appartiene al primo gruppo -si legge nello studio- è in agguato la trappola della precarietà. «Il nostro tasso di occupati a termine è comunque al di sotto della media europea», assicura Natale Forlani, amministratore delegato di Italia Lavoro. La sua lettura dei dati non lascia spazio ad eccessivi allarmismi. Forlani, soprattutto, si rifiuta di «identificare il concetto di lavoratore a termine con quello di precario». In realtà, in Italia, il lavoro a termine è spesso usato dalle aziende in sostituzione del periodo di prova.

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