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Diminuiscono le ore di sciopero e aumentano le retribuzioni

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Due su tre sono donne. Ma nella grande industria si perdono 23.000 posti Occupati ad aprile 300 mila in più

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Un dato, questo, che però deve essere considerato alla luce dell'emersione di forme di lavoro irregolare, perciò - affermano gli esperti di Confcommercio - bisogna andarci piano prima di parlare di creazione di «vera e propria nuova occupazione». Il miglioramento più significativo si ha per l'occupazione femminile, che rappresenta un terzo dei nuovi posti registrati. Sarebbero 190.000 le nuove occupate contro 111.000 uomini. A scendere sono anche la disoccupazione giovanile, che passa dal 27,1% al 26,8%, e quella di lunga durata (dal 5,4% al 5,1%). A guidare la classifica delle aree più interessate dal miglioramento è il Nord, dove la disoccupazione si riduce più drasticamente che al Sud. Al Centro la situazione rimane più o meno invariata. Controcorrente è il Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione giovanile aumenta dello 0,8% rispetto all'aprile dello scorso anno. Scende il numero di ore di sciopero, che secondo il centro studi di Confcommercio, rimane comunque elevato per via delle astensioni per motivazioni estranee al rapporto di lavoro (58,1% del totale). Tra gennaio e meaggio si sono perduti 5,1 milioni di ore lavorative a fronte dei 22milioni del 2002. Meno ottimismo emerge dai dati Istat, secondo cui la variazione media dell'occupazione nelle grandi imprese, nei primi cinque mesi del 2003, è stata di meno 1,1% rispetto al periodo corrispondente del 2002. Nella grande industria si sono persi 24.000 posti di lavoro. Quanto alle retribuzioni del lavoro nelle grandi imprese - quelle relative alla componente continuativa per lavoro ordinario - sono aumentate dell'1,8% rispetto a maggio 2002. E aumenta anche il costo del lavoro: a maggio si registra un aumento congiunturale al netto della stagionalità del 2,7% e un aumento tendenziale del 7%.

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