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UNA SITUAZIONE stagnante, con deboli segnali di ripresa: è la fotografia del Sud che emerge dal rapporto ...

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Nonostante una crescita dello 0,8%, pari al doppio rispetto a quella delle regioni centrosettentrionali, l'economia del Mezzogiorno appare ancora lontana dagli standard del Nord, separata da un divario che, in termini di produttività, continua ad aumentare. E a risentirne è anzitutto lo stato dell'occupazione, che registra dati fortemente negativi, malgrado alcuni segnali incoraggianti: da un lato l'occupazione ha risentito in maniera più contenuta della fase di bassa crescita che ha caratterizzato l'economia italiana nel 2002. Il saldo occupazionale è infatti risultato ancora positivo, anche se in rallentamento, in entrambe le ripartizioni: in termini di unità di lavoro standard l'incremento è stato dello 0,9% nel centro-nord e dell'1,5% nel mezzogiorno. Un segnale positivo per l'economia meridionale, anche se ancora troppo debole per abbattere il ritado accumulato in passato: tra il 1999 ed il 2002 l'occupazione meridionale è cresciuta di 377.000 unità, recuperando i livelli di inizio anni '90. In termini assoluti, comunque, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni il gap rimane ampio, e nell'aprile 2003 il tasso di disoccupazione è risultato pari al 18,5%, con punte massime di oltre il 25%, in Calabria, a fronte di un 4,5% nel centronord. Sono cifre che parlano di un miglioramento rispetto agli anni passati, ma pur sempre in un contesto caratterizzato da ampie sacche di povertà, con circa 450mila nuclei familiari - pari al 10% delle famiglie attive sul mercato del lavoro - che nel 2001 si sono trovati in una condizione di «piena disoccupazione familiare», cioè senza nessun occupato in famiglia. Nello stesso anno il 9,5% delle famiglie meridionali erano in una condizione di povertà assoluta. Su un simile scenario pesa l'impatto di una ridimensionata tendenza agli investimenti, con un incremento, nel 2002, dell'1%, una performance che è migliore rispetto a quella del centronord, ma pur sempre peggiore di quella dell'anno precedente (2,6%). Anche i consumi delle famiglie sono calati dello 0,2% (rispetto allo 0,1% del resto d'Italia).

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