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Confermato il calo dell'inflazione a giugno Per il governo è il momento di concentrarsi sullo sviluppo. Rifondazione parla di un errore di calcolo

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L'indice armonizzato Ue registra, invece, un aumento congiunturale dello 0,1% e tendenziale del 2,9%. Gli aumenti più marcati sono quelli registrati nel settore dei consumi per l'abitazione: acqua, elettricità e combustibili salgono del 3,8 per cento, e altri beni e servizi del 3,6 per cento; leggero aumento anche nel settori alberghiero, nella ristorazione e nei pubblici esercizi (+0,5 per cento). Seguono i prodotti alimentari e le bevande analcoliche (+0,3 per cento), il settore abbigliamento e le calzature (+0,2 per cento); variazioni negative sono state registrate nei capitoli comunicazioni (-2,6 per cento) e trasporti (-0,3 per cento). Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, tra le 20 città capoluogo di regione, Napoli è la città che registra gli aumenti più significativi (+3,6 per cento), seguita da Torino e Palermo (+2,9 per cento per entrambe), quindi da Venezia, Perugia e Roma (+2,7 per cento per tutte e tre), Potenza (+2,0 per cento); quelli più moderati hanno riguardato Firenze (+1,7 per cento)e Aosta (+1,4 per cento). Per il viceministro delle attività produttive, Adolfo Urso, il dato diffuso dall'Istat consente di concentrarsi su altre priorità, come la crescita: «La riduzione del livello di inflazione - ha detto Urso a margine della presentazione del Rapporto Ice 2002-2003 sul commercio estero - ci fa pensare che oggi ci dobbiamo preoccupare dello sviluppo più che dell'inflazione stessa. E se ne devono occupare anche la Bce e i nostri partner europei. Per questo - ha concluso - dobbiamo puntare con più determinazione sullo sviluppo e sugli investimenti, nella convinzione che per noi il pericolo è la deflazione e la stagnazione economica». Di tutt'altro tenore i commenti di Franco Giordano, capogruppo alla camera di Rifondazione comunista, che parla di un errore di calcolo e annuncia che il Prc ha chiesto la convocazione in Commissione Bilancio della Camera dei vertici dell'Istat «per spiegare come sia uscito questo dato». Giordano sottolinea che un eventuale errore di calcolo dell'Istat avrebbe effetti pesanti soprattutto sui lavoratori dipendenti. «È provato che una riduzione di un decimo di punto dell'inflazione annua sottrae risorse non inferiori a 500 milioni di euro all'anno a numerose categorie quali i lavoratori dipendenti e i pensionati, i cui redditi sono legati alle variazioni degli indici dei prezzi al consumo». Rifondazione comunista peraltro ricorda che a febbraio di quest'anno l'Istat incappò in un altro errore, che ammise, che riguardava il capitolo dei servizi sanitari con un errore sul prezzo dei farmaci.

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