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LE ACQUE della macroeconomia europea tornano ad essere agitate.

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Certo è che la precedente calma sulla questione sollevata dal capo di Stato francese era solo apparente. Se, infatti, la discussione sul patto di stabilità era considerata formalmente chiusa, nella sostanza la questione non è mai stata archiviata del tutto, e nei corridoi dei vertici europei, oltre che dietro le quinte della politica nelle singole capitali, si è continuato a discuterne. Certo è che nell'incontro che oggi vede riuniti i ministri delle finanze dei 15 non si potrà fare a meno di affrontare la questione, che già ha arroventato la riunione di ieri sera. Secondo Chirac i ministri dell'eurogruppo dovrebbero «esaminare insieme le modalità provvisorie di allentamento del patto di stabilità e di crescita, che siano coerenti con l'imperativo della stabilità e che non permettano una diminuzione della crescita». Una richiesta che non giunge del tutto inattesa. Tanto più che il presidente francese torna su un argomento che aveva già affrontato appena venti giorni fa, chiedendo flessibilità per escludere le spese per la difesa dai calcoli deficit/pil. Il commissario europeo Pedro Solbes, guardiano del patto di stabilità, continua a ripetere che l'attuale sistema di interpretazione del patto - che permette di valutare caso per caso la possibilità di adottare valutazioni flessibili sulle scelte di bilancio dei vari paesi - «è appropriato alla situazione». Uno stravolgimento del patto, insomma, non è possibile. Ma se si trattasse di un semplice allentamento, come quello invocato dal presidente francese? «C'è un accordo non scritto - rivelano fonti diplomatiche - ma comunque dichiarato pubblicamente in sede ecofin, in base al quale la discussione sul patto di stabilità non va riaperta». Ora, però, la discussione è riaperta, e per la prima volta viene indicata la necessità di una discussione sul tema in una sede formale. Le ultime dichiarazioni della presidenza italiana dell'ecofin si attestavano sulla linea: si deve agire nell'ambito del patto di stabilità, anche se l'impostazione del ministro dell'economia Tremonti dell'«iniziativa per la crescita» si fonda sulla valutazione che il semplice rispetto dei vincoli di bilancio europei e le riforme strutturali non sono sufficienti a creare fiducia del business. Quano alla situazione economica di Eurolandia, per Solbes è molto probabile che la crescita del 2003 si fermi allo 0,7% piuttosto che raggiungere, come indicato dalle precedenti stime, un tasso di crescita dell'1% per la zona dell'euro e dell'1,2% per l'Unione. Gli sviluppi alla base della ripresa economica - ha fatto sapere il commissario tramite il suo portavoce - restano incerti, ma la ripresa è attesa comunque per la seconda parte dell'anno.

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