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Lavoro, centro-sud batte il nord

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La spesa delle famiglie nel Triveneto è scesa dello 0,5%. Pil +0,2%

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Secondo l'analisi dell'Istat sui conti economici territoriali, nel 2002 le regioni centrali e meridionali, rispetto all'anno precedente, sono cresciute più del Nord: sono migliori i dati sul prodotto interno lordo (Pil), sull'aumento dei lavoratori e sulla produttività del lavoro. Cattive notizie, a livello nazionale, per la spesa delle famiglie, che al Nord-est è scesa dello 0,5%, contro la flessione dello 0,1% in tutta Italia. Per la fine del 2003 si potrebbe manifestate una ripresa non forte, secondo il ministro dell'Innovazione, Lucio Stanca, e il paese dovrebbe approfittarne, soprattutto adesso che l'Italia «ha disegnato un mercato del lavoro moderno che creerà certamente più occupazione e risponde all'esigenze di una economia moderna». Il mercato del lavoro, secondo il ministro, «era uno dei punti in cui eravamo davvero indietro rispetto al resto del mondo». Nel 2002, comunque, l'unico segnale davvero positivo è stato proprio l'incremento delle unità di lavoro (+1,1%), che si è realizzato nonostante una modesta crescita in termini reali del Pil (+0,4%): la produttività del lavoro, misurata come rapporto tra Pil e unità di lavoro, è scesa dello 0,7%. La spesa per consumi finali interni è stata invece in sintonia con l'andamento del Pil (+0,3%), ma, al suo interno, la componente relativa ai consumi delle famiglie registra cala al Nord e resta invariata al Centro e al Sud. L'economia del Mezzogiorno risulta, quindi, la più dinamica e riesce a ridurre divario rispetto al resto del paese. Nord-Ovest: Il Pil è sceso 0,1%, nonostante una crescita dell'input di lavoro pari allo 0,8%: la produttività del lavoro si è contratta dello 0,9%. Nella spesa per consumi finali si segnala un aumento dello 0,2%, ma la spesa delle famiglie è scesa dello 0,1%. Il risultato negativo del Pil è legato alle flessioni del valore aggiunto nel settore agricolo (-1,2%) e nell'industria (-0,1%), malgrado la crescita del settore terziario. Nord-Est: Leggermente meglio sono andate le cose al Nord-est, dove il Pil è cresciuto dello 0,2% e le unità di lavoro dello 0,8%. Inferiore rispetto al Nord-ovest è stato il calo della produttività del lavoro (-0,6%). Peggiore è invece l'andamento dei consumi finali interni (+0,1%), con quello delle famiglie che registra la diminuzione più consistente tra tutte le aree (-0,5%). Forte anche qui è la contrazione del settore agricolo (-2,9%), mentre l'industria scende dello 0,1% e i servizi migliorano dello 0,7%. Centro: Pil +0,9%, unità di lavoro +1,4%, con una produttività del lavoro che diminuisce in misura più contenuta (-0,5%). La domanda per consumi finali ha sostenuto la crescita con un +0,5%, ma la spesa delle famiglie è risultata assolutamente stagnante. Bene sono andate agricoltura (+1%) e servizi (+1,3%), mentre l'industria ha visto una contrazione del valore aggiunto pari allo 0,3%. Mezzogiorno: Il Sud evidenzia risultati positivi per quanto riguarda il Pil (+0,7%), lo sviluppo occupazionale (+1,4%) e i consumi finali interni (+0,4%): come nel Centro, però, la spesa delle famiglie è rimasta ferma sui livelli raggiunti nel 2001. Se confrontata con il Centro-Nord, l'economia meridionale risulta più dinamica e quindi, afferma l'Istat, si riduce il divario economico rispetto al resto del Paese.

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