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ABBIAMO avuto un mese di marzo che ha vissuto una coda violenta del movimento di ribasso nella sua prima ...

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Il segnale mandato dal mercato è stato quindi che il venire meno di un forte fattore di incertezza veniva comunque salutato con favore, scontando evidentemente una rapidità di esito per l'azione - anche militare - sostenuta dalla coalizione angloamericana. Chiaramente l'intensità di tale reazione è stata favorita dal livello ormai estremamente sacrificato dei tassi di rendimento sul mercato monetario e su quello dei titoli a reddito fisso, che ha portato molti operatori a ritenere che in questa fase la prevalenza dei fattori di rischio fosse da ricercare ormai nel comparto obbligazionario piuttosto che nel comparto azionario. I forti ribassi segnati dai titoli a reddito fisso sono stati infatti un contraltare simmetrico alla ripresa dei corsi di Borsa. Siamo dunque ancora di fronte a un quadro a tinte forti, dove reazioni e controreazioni continuano a mostrare segni di virulenza che sembrano ancora lontani dal cancellare il clima di incertezza e di inquietudine che ormai da tempo caratterizza i mercati di Borsa. Mentre infatti dall'economia reale ancora non giungono segnali inequivocabili di un rafforzamento significativo del ciclo economico, sembra essere ancora abbastanza azzardato affidare il futuro del mercato finanziario alle sole vicende del fronte bellico, che possono mostrare imprevisti anche significativi. La possibilità che l'incremento del deficit statunitense accompagni un momento rialzista più sensibile dei tassi di interesse potrebbe comunque dare più consistenza alla migrazione dei capitali verso i mercati azionari e contribuire dunque a consolidare la reazione positiva sviluppata nelle ultime settimane. Una cosa è certa, le acque delle Borse non sembrano ancora destinate alla calma. Walter Ottolenghi

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