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L'Aria che tira, Massimo Giletti sul caso Nino Di Matteo: minacciato ma non mi fermo

Massimo Giletti

Giada Oricchio
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Massimo Giletti, giornalista e conduttore di “Non è l'Arena” su LA7, rivela a Myrta Merlino, padrona di casa di “L'Aria che Tira”: “Caso Di Matteo-Bonafede? Sono stato minacciato e insultato, ma non mi fermo”. Ma è scontro con l'ex Guardasigilli Martelli: "Di Matteo preferiva il Dap perché si guadagna di più ed è una struttura di maggior potere", mentre per il Presidente delle Camere Penali, Caiazza, le accuse di Di Matteo sono inaccettabili. Myrta Merlino ha ospitato Massimo Giletti per approfondire il caso sollevato dal giornalista sul Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Nel corso dell'ultima puntata di “Non è l'Arena”, l'ex pm, ora consigliere del CSM, Nino Di Matteo ha chiamato in diretta accusando il Guardasigilli di avergli telefonato nel 2018 offrendogli prima la guida delle carceri (il Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) per poi dire che ci aveva ripensato. Secondo Di Matteo la marcia indietro era avvenuta a seguito di alcune intercettazioni in cui i boss esprimevano preoccupazione (“siamo finiti”) per il suo arrivo. Bonafede ha replicato telefonando subito dopo: “Sono esterrefatto, fatto assolutamente sbagliato, distinguiamo i fatti dalle percezioni”. Ora, il centrodestra chiede le dimissioni di Bonafede, atteso a un chiarimento in Parlamento, mentre Myrta Merlino ha affrontato il tema ospitando Gilettie ricordando che ieri Conte e Di Maio hanno difeso Bonafede. Massimo Giletti ha risposto: “Chi conosce la politica sa che rispondere con tanto ritardo a un fatto così drammatico come quello che è avvenuto domenica sera vuol dire che c'è stata una lunga, lunga riflessione all'interno del Movimento 5 Stelle. E questo ha un significato”, poi Giletti ha guardato dritto in camera e con fermezza ha aggiunto: “Sono molto amareggiato, sto ricevendo minacce e insulti da troppo tempo, adesso mi sono rotto le scatole. A chi mi minaccia in tanti modi, dico che tornerò a parlarne di questa storia perché se uno come Di Matteo è “costretto” a intervenire in una trasmissione, quando non ha mai parlato e si è tenuto dentro questa cosa per due anni per senso delle Istituzioni vuol dire che non ne poteva più. Vorrei essere chiaro: Bonafede ha firmato anche decreti importanti contro la mafia, ma se un personaggio come Di Matteo ha sentito la necessità di intervenire con un problema serio, io ho l'obbligo di ascoltarlo”. Il conduttore ha spiegato anche la genesi del caso: “Io non ho sentito Toninelli, ma le minacce verso di me sono chiare, alcuni esponenti del M5S dicono che ho fatto un agguato televisivo. Non è così. Io faccio giornalismo, parlavamo di un boss di mafia scarcerato e mandato ai domiciliari per le norme sul Covid19. Ho fatto un'inchiesta per capire come era successo e domenica dimostro che non era colpa del giudice cautelare. Sono andato a muso duro dentro un'inchiesta, parlavo di questo quando ha chiamato Di Matteo”. La Merlino fa la domanda diretta: “Sapevi o no che avrebbe telefonato in diretta?” e Giletti ha rispedito le accuse al mittente: “Ma come facevo? Neanche il mago Otelma può prevedere che un uomo dello spessore, dell'importanza di Di Matteo possa chiamare in diretta. Piuttosto, avete sentito il tono sofferto? Io a Bonafede riconosco grandi meriti nella lotta alla corruzione, ma la domanda è: chiami un uomo importante come Di Matteo, non un quaquaraqua qualunque e poi improvvisante gli dici che ti sei sbagliato?! E' questa la vera domanda. Cosa è successo?”. E Myrta Merlino ha precisato: “Abbiamo chiesto al Ministro Bonafede di essere presente oggi, ma ci ha detto che non poteva, lo abbiamo chiesto anche ad altri esponenti del M5S ma non sono voluti venire. Detto questo, oggi non ci sarà un processo,  tantomeno in contumacia. Fermo restando che le scelte del Ministro sono sue e che saprà spiegare al meglio la vicenda, vogliamo capire. Di Matteo ha raccontato che Bonafede gli ha proposto il Dap o gli Affari penali e quando sceglie il Dap, gli viene detto: no vai agli Affari penali. Vogliamo capire, anche perché esiste un problema di fondo sul modo di decidere del M5S che sta sconquassando le fondamenta del partito stesso. E perché Di Matteo parla dopo due anni causando un terremoto?”.  Per approfondire leggi anche: Massimo Giletti attacca Matteo Renzi In collegamento ci sono Martelli e Caiazza. Il Presidente Unione Camere Penali, Gian Domenico Caiazza ha le idee chiarissime: "La cosa assurda è che un PM possa tirar su il telefono durante una trasmissione, fare dichiarazioni insinuanti nei confronti di un ministro legittimamente in carica per fatti di due anni prima, rispetto ai quali non ha ritenuto di adottare nessuna iniziativa sua propria. Non si fa". Anche l'ex Ministro di Giustizia Claudio Martelli getta un'ombra su Di Matteo: “Non c'è una spiegazione della preferenza di Di Matteo se non che il Dap è una struttura molto più importante. Il Dap ha un bilancio di 2,5 miliardi e il direttore ha un emolumento di 300.000 euro all'anno, mentre gli Affari penali hanno meno risorse e il responsabile guadagna 180.000 euro. Sono miserie? Può darsi. Ma è un incarico di potere molto più importante, non oscilliamo tra l'ipocrisia e la ferocia. Non credo alla storia insinuata delle preoccupazioni e dell'angoscia dei boss se fosse arrivato Di Matteo, è un sospetto infamante su Bonafade. Poi perché il Ministro ha cambiato opinione non so, forse Bonafede ha valutato l'opportunità della nomina in quelle 24 ore”. L'ipotesi che Di Matteo volesse il Dap per una retribuzione maggiore ha inorridito Giletti e Merlino che con femezza hanno ribattuto: “Eh no, per rispetto alla sua carriera e alla vita d'inferno che fa non possiamo far passare il messaggio che Di Matteo si vende per i soldi!”. La giornalista non ha mollato: “E' una vicenda strana, non si scomoda un pezzo da novanta. La verità è che Di Matteo come Gratteri sono personalità ingombranti” e Giletti si è detto d'accordo: “Non si può convocare un uomo come Di Matteo, farlo venire a Roma e in 24 ore dirgli ‘no, quella casella non c'è più', secondo lei Martelli è normale? E' come dire che al posto di Ronaldo e Messi metto un giocatore bravo, ma normale. Infatti ci hanno messo un uomo che ha un curriculum di tutto rispetto ma che non ha lo stesso peso”. Claudio Martelli, che pochi minuti prima non sapeva spiegare il cambio di rotta di Bonafede, poi ha trovato una spiegazione: “Secondo me, il ministro pensava che Di Matteo avrebbe optato per Affari penali e invece si è trovato di fronte a un'altra scelta. Non facciamo finta che sia un mondo platonico. Volete dire che l'ambizione non esiste?! Esiste in tutti i campi, anche nel giornalismo. E allora ve la faccio io una domanda: perché Di Matteo che sapeva subito tutto ha chiesto 24 ore? Non dimenticate che il M5S voleva Di Matteo come Ministro di Giustizia e non è successo, poi a capo di uno dei dipartimenti e non è accaduto. L'incazzatura di Di Matteo è perché è rimasto deluso più volte”. Giletti ha chiuso l'intervento con una punta di amarezza: “Uno dei fondatori del M5S diceva ‘al minimo dubbio, nessun dubbio'. Io non la penso così, io credo che bisogna ponderare. Alcuni tg non hanno nemmeno dato la notizia, poi hanno recuperato. Io rispondo con la mia coscienza all'accusa dell'agguato televisivo, faccio il giornalista non altro. Bisogna chiedersi: uomini come Di Matteo devono telefonare in una trasmissione televisiva per dire una roba del genere? Non è un cittadino comune, ma un magistrato e in quanto tale non può esprimersi così? Secondo me la verità prevale su tonache e divise. E' folle impedire alla stampa di parlare”.

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