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"Parasite" conquista la Palma d'Oro. Banderas miglior attore e Italia a secco

È il sudcoreano Bong Joon Ho il vincitore del 72mo Festival. Nessun riconoscimento per "Il traditore" di Marco Bellocchio

Silvia Sfregola
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La Palma d'oro torna in Oriente. Dopo 'Un affare di famiglià del giapponese Hirokazu Kore-Eda, lo scorso anno, il premio più ambito della 72esima edizione del Festival di Cannes è andato a 'Gisaengchung' ('Parasitè) di Bong Joon-Ho, una commedia nera sociale sull'arte di arrangiarsi di una famiglia senza mezzi che riesce con un espediente ad agganciarne una ricca. Bong, 49 anni, in passato nella lista nera nel suo Paese per le sue opere di denuncia, è il primo sudcoreano a vincere la Palma. Sul palco durante la premiazione ha chiamato il suo attore-feticcio Song Kang-ho, che ha descritto come il suo «alter-ego». Italia a bocca asciutta. 'Il traditorè di Marco Bellocchio, con Pierfrancesco Favino nei panni di Tommaso Buscetta, non ha vinto nulla nonostante i 13 minuti di applausi dopo la proiezione. Ma non è il solo. Nessun riconoscimento a 'Sorry we missed yoù di un veterano della Croisette come Ken Loach, che di palme ne ha già vinte due; nulla per Quentin Tarantino, che pure in 'C'era una volta... a Hollywood' schiera per la prima volta insieme i due super divi Brad Pitt e Leonardo DiCaprio; così come per il cast stellare dello zombie movie di Jim Jarmusch 'The Dead Don't Die - I morti non muoionò con Bill Murray, Iggy Pop, Selena Gomez, Tilda Swinton, Tom Waits e il rapper Rza. Uno dei favoriti, Pedro Almodóvar, con la sua quasi autobiografia 'Dolor Y Glorià porta a casa il premio come miglior attore per Antonio Banderas. Miglior attrice Emily Beecham per la sua interpretazione in 'Little Joè di Jessica Hausner. Il Grand Prix va a 'Atlantiquè del franco-senegalese Mati Diop, favola politica e onirica sul destino dei migranti e dei giovani di Dakar. Miglior regia ai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, leggende di Cannes con due palme all'attivo, per 'Le Jeune Ahmed', storia di un adolescente che abbraccia l'estremismo islamico. Per il premio della giuria c'è stato invece un ex aequo: 'Les Misérables', opera prima di Ladj Ly ambientata a Montfermeil, la stessa del romanzo di Victor Hugo e dove il regista ha sempre vissuto, a 15 km da Parigi, ritratto dei 'miserabilì delle banlieue, soprattutto, neri o arabi; e 'Bacuraù di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles, film brasiliano su un futuro distopico metafora dei rapporti di sudditanza che il Paese ha avuto con l'estero. Miglior sceneggiatura, infine, a 'Portrait of a Lady on Firè di Celine Sciamma, storia d'amore al femminile ambientata nel 1770. «Scelte cinematografiche», ha precisato il presidente della giuria Alejandro González Inárritu. La politica semmai è nei film, che ritraggono la società.

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