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L'ultima svolta di Povia: "Dico basta con la politica"

Il cantautore anti-euro e anti-immigrazione lascia la trincea: ora solo divertimento. "Non salgo sul carro del governo gialloverde. È la prova che non sono schierato"

Davide Di Santo
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È davvero un artista controcorrente, Giuseppe Povia. Al punto che, dopo aver trasformato la sua musica in una trincea sovranista a suon di canzoni contro l'euro, l'immigrazione incontrollata e i poteri forti, ha dato l'ennesima svolta alla sua carriera, stavolta all'insegna del disimpegno. E proprio nel momento in cui, sulla spinta delle forze politiche al governo, certi temi sono diventati mainstream. Così il cantautore de «I bambini fanno oh» e vincitore a Sanremo con «Vorrei avere il becco» dopo la campagna no-gender e il tour «Siamo italiani» annuncia: basta politica, basta polemiche, è tempo di emozioni e divertimento. Anche se, come emerge in questa intervista, il "Povia politico" non si ancora auto-rottamato. Anzi.  Ha recentemente lanciato il suo DivertimenTour. È iniziata la stagione del disimpegno? «Il nuovo tour si chiama così perché quest'anno voglio solo divertirmi e far divertire. In realtà i temi che ho cantato e documentato in questi anni sono strettamente vicini alle sinistre che hanno scritto la Costituzione Italiana. Lelio Basso sarebbe d'accordo con me. Mi sono appassionato tanto a questi temi e li ho tradotti in canzoni. Ora è tempo di cambiare». D'accordo, ma sulla "svolta" pesa il fatto che al governo ci sono Lega e M5S? «Neanche per idea. Ho finito la promozione del disco ("Nuovo contrordine mondiale", ndr) che è durata ben tre anni. Ora ho in testa un altro progetto discografico che non riguarda più questi temi e spero di rientrare in tv a prescindere da chi c'è al governo».  Pensa che le sue canzoni abbiano avuto un peso nel far diventare certe idee, su Europa e immigrazione soprattutto, in un certo senso maggioritarie? «Le canzoni che trattano argomenti importanti, sono orecchiabili ed accompagnate dai video, possono avvicinare qualcuno ma da lì a fare la rivoluzione maggioritaria mi viene da sorridere».  Eppure è stato definito "il cantautore della Lega"... «Dal 2005, da "I bambini fanno oh", mi collocano da una parte all'altra. Per me ogni palco è l'occasione perfetta per esprimermi. Ho suonato su palchi di sinistra e sono stato apprezzato. Il 27 settembre a Sorrento mi ha applaudito anche Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia. Il fatto che ci siano queste due nuove forze al governo ed io non sia salito sul carro, approfittando del momento, è la dimostrazione che non sono schierato».  Porta spesso sul palco cartelli con frasi a effetto. Quali mostrerebbe a Salvini, a Di Maio, a Berlusconi, al Pd... «Da cittadino appassionato potrei dire a tutti: ridateci la Costituzione del '48». Perché? Pensa che oggi non venga rispettata? «Se leggo quella del 1948 vedo un po' di differenze sui temi economici. Oggi la disoccupazione è a due cifre e i salari sono sempre più ristretti e precari. Mi domando anch'io perché non venga rispettata. Volevano anche abolire 47 articoli della Costituzione più bella del mondo, così l'ha definita un grande attore. Chissà cosa penserebbero i padri costituenti». Come giudica l'operato del governo? «È presto per fare un'analisi veramente precisa». È d'accordo con la linea dei "porti chiusi" di Salvini? «I porti non sono chiusi, ci sono meno sbarchi e un po' più controllo. Se è il volere della maggioranza che ha votato questo governo, poco conta cosa penso io. Anche Minniti ha fatto qualcosa di buono e mica l'hanno attaccato. Dico questo perché per me i migranti sono un fattore secondario che distoglie. Qui serve lavoro, sanità, pensioni, scuole, incentivi e tutto ciò che riguarda i diritti del cittadino. Se i grandi potenti eliminassero la povertà dal mondo, tutto sarebbe risolto».  Pensa di essere vittima di censura dal sistema dei media? «Lei mi dà spazio quindi direi di no. Spero di tornare a cantare in tv un giorno». Appunto, non canta più in tv. Pensa che potrà avere più spazio, ora, con la nuova gestione della Rai? «Non ho più cantato in tv anche perché mi sono proposto poco. In questi anni avevo preso un'altra strada e un'altra linea, tuttavia qualche tv l'ho fatta lo stesso. Col nuovo progetto musicale che non parlerà di politica e non solleverà polemiche, ho sicuramente più possibilità ma non do nulla per scontato. Vorrei continuare a fare il cantautore in modo serio, sereno e sorridente. Non chiedo altro».  Ha esordito con Giancarlo Bigazzi, grande produttore e paroliere. Cosa le ha insegnato? «Mi ha insegnato che le canzoni sono come il pugilato, devi sempre tirare un cazzotto forte. Era un genio». Bonolis puntò molto su di lei nel suo primo Sanremo. Che rapporto ha con lui? «Paolo con me è stato ed è un grande, ci mandiamo gli auguri durante le feste».  Cosa ne pensa del boom della musica trap? E dei temi che tratta? «Se fa presa sui giovani vuol dire che hanno l'esigenza di ascoltarla come quando noi ascoltavamo i rockers maledetti. Consiglio a genitori e figli di confrontarsi sulla musica ascoltando brani a turno, così i giovani imparano gli artisti del passato e i genitori del presente».  Tra le sue canzoni quale preferisce? «"T'insegnerò" e "Mattone su mattone", dedicate alle mie bimbe». Quale le ha procurato più "grane"? "Luca era gay"? «Eh un po' sì ma anche "Immigrazìa". Eppure non sono né omofobo né razzista».  Ha provato quest'anno ad andare al Festival di Sanremo? E lo guarderà? «Quest'anno no e non lo guarderò, ma solo perché manco io».

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