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La scelta di Elisa: "Canto in italiano per mettermi a nudo"

La cantante friulana presenta il suo nuovo album "Diari aperti"

Carlo Antini
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Per la seconda volta torna con un album intero di canzoni in italiano. Elisa lo fa per mettersi a nudo. Completamente. E allora sceglie di aprire le pagine del suo diario personale. Quello dei suoi segreti più intimi. Ed è così che nasce «Diari aperti», undici brani che la porteranno in tour nei teatri durante la prossima primavera. Elisa, come nasce l'idea di aprire in musica i suoi diari segreti? «Effettivamente ci sono due canzoni che sono nate direttamente dalle pagine dei miei diari e sono “Anche fragile” e “Quelli che restano”. Per le altre si tratta di una metafora, nel senso che sono brani talmente confidenziali che sembrano tratti dalle pagine di un diario. Sono stati d'animo e riflessioni sull'ultimo anno e mezzo della mia vita». Qual è la canzone in cui si è messa più a nudo? «Il punto più intimo è “Anche fragile”. È la canzone più vera e spoglia. Ed è davvero esplicita. Il suo testo è lo spaccato di una relazione e di un amore e racconta anche le parti più difficili e le crisi. Insomma tutto quello che succede nel tempo nelle storie d'amore lunghe e profonde». Perché questa volta ha deciso di cantare in italiano? «Era importante che si capisse tutto, ogni parola. Non aveva senso fare scelte estetiche ed essere esterofili. Volevo essere qui e ora e in italiano mi veniva tutto più naturale. Ma chiaramente l'inglese resta sempre nel mio cuore ed è un amore eterno». In «Quelli che restano» canta insieme a De Gregori. Che significato ha il vostro duetto? «Per Francesco ho una grandissima ammirazione e mi sento in debito con lui. Le sue canzoni sono un punto di riferimento e l'esempio di una musica umana e viva. È stato davvero un sogno poter lavorare con lui. L'idea mi è venuta mentre componevo la canzone che parla di integrità di valori e del non tradire se stessi. E Francesco è un esempio vivente di tutto questo. Mentre scrivevo immaginavo la sua voce che cantava e speravo di fare qualcosa in linea col suo mondo». Con «Se piovesse il tuo nome» scritta da Calcutta, Dario Faini e Vanni Casagrande c'è spazio anche per i protagonisti del nuovo pop italiano. Cosa pensa della nuova scena? «Sono a dir poco entusiasta. Ognuno di loro è originale e personale. Al contrario di altre realtà che sembrano appartenere quasi a un unico genere. Nel nuovo pop italiano ci sono tanti nomi che amo come Calcutta, Thegiornalisti, Francesco Motta, Coma_Cose, Carl Brave, Coez e Ultimo. Senza dimenticare Riccardo Sinigallia che è un “pischello per sempre”. Rappresentano tutti una bella iniezione di linfa nuova e mediaticamente stanno avendo una risposta importante. Abbiamo voltato pagina e lo aspettavamo da un po'. Adesso quello che manca è il punto di vista femminile. Nel senso che mancano giovani donne autrici che offrono un loro punto di vista personale». Secondo lei la musica italiana sta bene o sbaglio? «Direi che sta meglio. Indipendentemente dai talent show che ci offrono molti grandi interpreti. I nomi che ho citato prima, invece, sono paralleli alla strada dei talent ma non per questo non sono riusciti a imporsi anche nel mainstream». E poi c'è «Promettimi» che ha una dedica speciale al suo secondogenito Sebastian. Qual è il messaggio della canzone? «Mi sentivo un po' in debito con Sebastian perché Emma (la primogenita, ndr) ha interpretato il video di “A modo tuo”. Insomma volevo che anche lui avesse una canzone e gliel'ho scritta. Chiaramente parla a entrambi per una sorta di par condicio familiare. Molto politically correct». In primavera partirà la nuova tournée. Cos'ha preparato per il suo pubblico? «In questo caso il posto migliore per suonare dal vivo sono i teatri perché hanno un'intimità speciale. Non ci sono trucchi e inganni. Puoi solo mostrare quello che hai davvero. Dopo gli show all'Arena di Verona avevo bisogno di essenzialità e pulizia. Per me è una ripartenza».

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