Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Parola di Raffaello Tonon: "Gli Oneston sono un inno all'amicizia"

Giovedì 20 la presentazione del libro scritto con Luca Onestini

Valentina Pelliccia
  • a
  • a
  • a

di Valentina Pelliccia

Fuffy, Giuliana, Fuffy Ruffi, bomber, Raffy, sono i soprannomi di una sola persona: Raffaello Tonon, conduttore radiofonico, opinionista, ospite fisso di programmi tv, da Maurizio Costanzo show, Buona Domenica, a Pomeriggio Cinque, protagonista di reality quali La Fattoria, La talpa, Il Grande Fratello Vip (edizione 2017) e, ora, anche scrittore. E giovedì 20 settembre prossimo presenterà a Roma, presso la libreria Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi, il libro scritto a quattro mani con Luca Onestini (altro protagonista della stessa edizione del Grande Fratello 2017) "Gli Oneston", edizione Mondadori. E' il libro una trasposizione di battute quotidiane tra i due autori intercorse nella vita privata e sul lavoro gustosa e divertente che delinea però, in modo più profondo, il loro carattere così dissimile l'uno dall'altro per ambiente familiare, età e abitudini ma che li ha portati a scoprire un valore assoluto invidiabile, quello della vera amicizia. Questo incontro casuale come protagonisti del Grande Fratello ha dato il via ad un sodalizio umano autentico, raro da incontrare nella vita di tutti i giorni, (tanto più in un ambiente lavorativo ) ma ancor più raro da leggere in un lavoro letterario. Essenzialmente malinconico, Raffaello Tonon, abitudinario e quasi demodé, smemorato nella sua realtà di ferreo galateo fatto di buone maniere, di camicie a tutte le ore (anche in spiaggia d'estate a 40°), di smoking e vestiti classici per ogni occasione, attento alla linea e all'estetica, questo giovane quarantenne appare come un uomo d'altri tempi. Allegro, scanzonato, sportivo e per niente abitudinario, Luca Onestini invece sprigiona i suoi venticinque anni in tutti i modi, pungolando e spezzando in modo irruente la crepuscolare malinconia di Raffaello Tonon. La curiosità ci ha spinto ad intervistare Raffaello Tonon in Sardegna, dove ha condotto il programma radiofonico "Pane, amore e Zeta" su Radio Zeta dal truck di RTL 102.5, dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 15. Acqua tonica in mano alle dieci del mattino, capelli scompigliati, occhiali da vista. Raffaello Tonon compra ogni mattina circa 13 quotidiani, divora libri e giornali ed è un uomo profondo e di cultura. "Sono scapcèt questa mattina. Mamma che occhiaie", esclama con accento emiliano sgranando i suoi grandi occhi azzurri nel guardarsi allo specchio. Sembra un bambino sorpreso. In realtà, è in ordine anche se leggermente spettinato. Lo conosciamo così, nel corso dell'intervista, come è nella sua sorprendente immediatezza e cordialità. Ha cura, eleganza nel vestire. Detesta la confusione, la volgarità, l'ignoranza delle persone. Talvolta si isola, pur essendo una persona che ama parlare di sé, trovare continui spunti di riflessione negli altri. È estremamente sensibile, quasi fragile. Si commuove quando parla della mamma. Forse, teme il tempo che fugge portando via chi ama un giorno. Ci parla della sua depressione. Ha un forte senso della dignità, si tiene stretto il suo dolore e ha imparato a conviverci. Il dolore si indossa in silenzio, con dignità. Non passa, ci fai l'abitudine. Raffaello, prima di tutto com'è nata la passione per la radio? "La passione per la radio è nata insieme a quella per la televisione. Quando mi si chiede se preferisco la radio o la tv, per me è come chiedere ad un padre se preferisce una figlia o l'altra. Hanno caratteristiche diverse, ti danno emozioni diverse e sono due figlie che ami allo stesso modo". Ha iniziato molto presto in televisione? "Ho iniziato per caso in televisione. Ero studente universitario di Giurisprudenza a Milano, con la prospettiva di diventare avvocato. Un giorno ho incontrato un compagno di liceo che lavorava ai programmi televisivi di Maurizio Costanzo e di Maria de Filippi e che mi ha proposto di farmi conoscere da vicino quel mondo. Quell'ambiente, quelle luci, quel mondo mi hanno regalato una emozione che non ricordavo, l'entusiasmo. Questa casualità mi ha cambiato la vita. Me l'ha cambiata Maurizio Costanzo e mi ha arricchito, ha segnato il vero percorso della mia vita". Conduttore radiofonico, protagonista televisivo di grossi programmi tv, ora scrittore. Come nasce questo libro? "Quando sono a Milano vado tutti i giorni in un noto bar. In occasione di un appuntamento di lavoro io e Luca Onestini abbiamo incontrato Gabriele Parpiglia, che nel corso del nostro dialogo prestava attenzione alle battute che siamo soliti scambiarci e ha detto: "Beh ma voi state ancora a questo punto? Ma è proprio tutto così? E' incredibile". Gabriele si è alzato per andarsene e poi è tornato indietro dicendoci che aveva avuto un'idea. L'indomani ci ha comunicato l'idea di fare il libro. Questo libro deve essere un monito: la vita anche a 40 anni può sorprenderti in meglio, di colpo può succedere qualcosa di nuovo. Sicuramente c'è qualcuno che pensa che nella vita non possa succedere nulla di buono, io ero uno di questi. Invece, gli Oneston dimostrano che di colpo la vita può avere cambiamenti in meglio; in questo libro noi parliamo di amicizia. Come la viviamo con le nostre peculiarità, le abitudini, le differenze. In amicizia ci completiamo perché l'amicizia non è come l'amore dove ci si deve assomigliare: noi siamo diversi, dove non arriva lui arrivo io". A proposito di Amicizia, con la A maiuscola, oltre Luca c'è anche Mauro Coruzzi (Platinette)... "Platinette è una persona che mi ha insegnato tante cose, soprattutto l'amicizia e con lui ho costruito un rapporto "parentale". Nel 2005 ci siamo incontrati negli studi di "Buona Domenica", lui mi scrutava, io lo scrutavo per curiosità. Con questa parruccona, questo vestito, questa figura travestita tutta impalcata capace di dire cose profonde, serie e intelligenti mi intrigava. Ma nella mia mentalità borghese c'era una distonia tra la figura e tutto ciò che di profondo e non convenzionale usciva da quella bocca. Io che adoro e adoravo la cultura, la non banalità, lo scrutavo e lui scrutava me...da lì ci sono voluti almeno due anni per abbattere le barriere giustamente alzate da questo uomo. Queste barriere, questi due anni e tutto ciò che ho visto dopo questo muro che è caduto, la nostra amicizia, mi commuovono...lui viene da Parma e mia nonna era di Parma, le nostre origini comuni sono le pianure padano emiliane...Vederlo è stato come vedere una pianura, una valle verde. Mauro è una bellissima valle verde rigogliosa di idee, buoni principi e mi ha insegnato non il valore (il valore te lo insegna quanto ti chiama tutte le volte), ma l'amicizia. E poi, c'è l'amicizia che è nata con Luca, che non è un bastone della vecchiaia ma un bastone del quotidiano. Mi da sempre l'emozione, anche soprattutto su Radio Zeta, di scoprire momenti di creatività continui che mai avrei potuto avere senza di lui e questo ci rende una coppia che hanno definito anzitempo, gli Oneston. Gli Oneston sono i personaggi pubblici. Gli amici sono Luca e Raffaello. Luca riesce a tirare fuori il ragazzino che è in me, ridiamo di stupidate, mi fa fare la marachella, è un fratello, un figlio, un amico. Onesto, come lo chiamo io, rompe il silenzio che mi circonda. Il silenzio a volte fa rumore da quanto è assordante. Lui è capace di rompere il rumore del silenzio perché arriva, urla "Fuffy Ruffy" e se tu hai un guaio, già ti viene da ridere. Lui ha già capito tutto, ti dice "andiamo a mangiare un gelato". Lui ha una base umana forte, lui ha valore della famiglia che io non ho". Come mai? "Io sono stato cresciuto da una ragazza madre, lui no. Mia madre è stata un'eroina. La mia famiglia è mia madre, ma lei mi ha amato come mi ha saputo amare. Una donna che ha dovuto combattere con una scelta sbagliata prima, un marito assente, poi con un figlio con il mio carattere. Mio padre è il nulla cosmico. Mia madre mi ha insegnato che la vita la devi prendere in mano giorno dopo giorno, come ha fatto lei in tutti i giorni della nostra vita insieme. Adesso, tante volte, la guardo con una tenerezza infinita. E' un'anziana. Bisogna accettare. Eccome...è una persona che quando guardo penso che ora debbo capitalizzare tutto ciò che ci siamo dati perché tra poco non ci sarà più niente. Tante cose della vita io le devo a lei. Mi ha messo tra le mani il primo libro, mi ha educato al bello, alla cultura. C'erano delle sue frasi che mi diceva sempre: "Anche la povertà ha un decoro. Te lo devi ricordare". Non so, magari si vedeva un'anziana e capivi che era una donna umile. Mi diceva: "Vedi, guarda le scarpe di quella donna, vedi come sono pulite? Guardala. Vedi che la borsetta è consunta ma è una borsetta pulita. Vedi, quello è un esempio: quella signora avrà pochi soldini, ma è dignitosa. Quella si chiama dignità". Nel libro scrive che conosce più il dolore dell'amore...ce lo può spiegare? "Ad Ottobre compio 39 anni, ma se io dovessi definire i miei primi 40 anni, potrei dire che questa è la frase che li riassume. Nei miei primi 40 anni io ho avuto più confidenza con il dolore che non con l'amore. Sono sempre stato più abituato ad approcciarmi con cose che mi hanno creato sofferenza soprattutto dal punto di vista emotivo. Dal punto di vista materiale non mi è mai mancato nulla, anche se in un determinato periodo la vita si è voltata ad un tal punto nei miei riguardi da avere problemi". Questo senso del dolore l'ha cambiata? L'ha resa più fragile o forte? "Il dolore non cambia. Il dolore alle volte urla talmente tanto da renderti sordo. L'unica cosa che cambia, l'unica diminutio, è quella di suonarti come un pugile. Però, grazie a Dio è un rimbambimento momentaneo. Poi, se i tuoi fondamentali esistono, gioco forza vai avanti, perché l'istinto di sopravvivenza con dei fondamentali non dico eccellenti (io non ho assolutamente fondamentali eccellenti ma normali) fanno sì che tu vada avanti. Quindi il dolore non cambia. Con il dolore si impara a convivere. Ad un certo punto si instaura un rapporto e quando tu instauri un rapporto con qualcosa, impari ad accettarla. Non cambi in virtù di essa, cambia la maniera di trattare quella cosa. C'è accettazione. Il cambiamento è il prendere coscienza che o è così o è così. Forse sono cambiato perché il dolore mi ha aiutato a capire che c'è accettazione. Però attenzione, ci sono situazioni che oggi ancora non accetto come la stupidità, l'inutilità, la noia che la gente mi può dare. Forse, proprio perché ho sofferto, non lo accetto. Io sono un grande animale sociale ma gli animali con cui condividere la socialità me li scelgo con molta accuratezza". Questo dolore è un modo di vivere o è venuto dopo? "C'è una ereditarietà, perché la depressione mi ha colto in due momenti della mia vita...ma il dolore è anche scritto nel libro della tua vita. Non sono Jacopone da Todi che si metteva il cilicio. Se avessi potuto scegliere un'altra vita, lo avrei fatto". Programmi futuri? "Continuare ad amare ciò che faccio e, avendo fede, continuando a mantenere quello che ho. Continuerò a fare radio, e poi si riparte con la stagione".

 

Dai blog