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Il futuro di Anna Falchi: "Mi metto dietro ai fornelli"

In televisione ama condurre programmi di cucina tra chef e ricette. Senza disdegnare il calcio: "Magari con l'aiuto di un giornalista sportivo..."

Carlo Antini
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Dai fornelli allo sport il passo è breve. Soprattutto se ti chiami Anna Falchi. Sex symbol negli anni '90 e poi attrice, presentatrice e produttrice cinematografica. La Falchi non nasconde le difficoltà di uno star system molto cambiato rispetto a qualche anno fa e sogna di proseguire il suo impegno televisivo, magari conducendo un cooking show o un programma sportivo. Anna Falchi, a cosa sta lavorando in questo momento? «Ho appena finito di condurre “Anna e i suoi fornelli” su Telenorba. È un programma di cucina in cui i cuochi ci sono venuti a trovare in studio ma anch'io mi sono divertita a mettere le mani in pasta. Ho imparato a pulire il pesce per esempio. La Puglia e i pugliesi mi hanno accolto a braccia aperte». Le piacerebbe proseguire con i cooking show? «Perché no? L'argomento è un po' inflazionato ma, in fondo, la cucina mette d'accordo tutti». Com'è cambiata la tv in questi anni? «Oggi si sperimenta poco e si tende ad andare sul sicuro. Le poche volte in cui si sperimenta non si ha la pazienza di aspettare i risultati. Si vuole tutto e subito e, di fronte alle prime difficoltà, si tende a tagliare i programmi. Senza farli crescere». Insomma una situazione un po' stantia non crede? «In passato c'erano più occasioni e più meritocrazia. Oggi lavorano sempre le stesse persone e bisognerebbe far muovere un po' di più il mercato. E tutto questo vale anche per il cinema». Niente cinema per lei? «La mia fortuna è che so fare un po' di tutto. Nella mia vita mi sono cimentata anche a teatro e alla radio. Negli ultimi mesi a Bari ho girato un action movie americano intitolato “The Tracker”. Ero accanto a Dolph Lundgren, l'Ivan Drago di Rocky». Nella sua carriera tante collaborazioni con registi come Fellini e Dino Risi. Cosa le hanno insegnato? «Mi sento una privilegiata. Ho avuto la fortuna di vedere la coda di una grande stagione di cinema». Che differenza c'è col cinema di oggi? «Fino a qualche tempo fa c'era molta più cura nei dettagli. Le maestranze erano sempre di altissimo livello, anche per luci e costumi. Oggi, invece, vedo molta improvvisazione e raccomandazioni». Nel '95 presentò Sanremo accanto a Pippo Baudo e Claudia Koll. Cosa ricorda di quell'esperienza? «È stato come vivere in un ciclone. Ero quasi sconosciuta e sono stata catapultata al centro dell'attenzione. Ma sono rimasta sempre coi piedi per terra. Per me è stato un momento magico». Poi cos'è successo? «È arrivato il difficile. Si comincia a fare tutto col rischio di diventare un ibrido. Sono in molti a fare così. Penso a Favino, per esempio, diventato anche lui presentatore sul palco dell'Ariston. Oggi si passa da un ruolo all'altro con troppa facilità». In passato si è cimentata anche nel ruolo di produttrice cinematografica. Come si è trovata dall'altra parte della barricata? «È un'esperienza che ho condiviso con mio fratello Sauro. Ero facilitata nel prendere appuntamenti e stringere accordi con attori e registi. Ma in Italia i piccoli produttori non hanno molto spazio. Abbiamo avuto tanti meriti ma purtroppo con quelli non si mangia. Oltretutto il cinema oggi è in piena crisi». Cosa intende esattamente? «Oggi ci sono talmente tante distrazioni che la gente al cinema non ci va più. La settima arte è destinata a scomparire. A fine mese il pubblico si fa due conti e invece di andare in sala si va a mangiare una pizza. I pochi che ancora ci vanno preferiscono l'evasione e non i nostri film d'autore. “La forma dell'acqua”, per esempio, ha avuto successo perché è una favola e contiene in sé l'elemento del sogno. E il pubblico è di questo che ha bisogno». Cosa pensa del caso Weinstein e degli episodi di molestie? «Io l'ho conosciuto personalmente e con me si è sempre comportato benissimo. È sempre stata una persona molto professionale. Secondo me tutte queste denunce sono arrivate un po' troppo tardi. Dietro c'era un sistema». Qualche tempo fa ha parlato della mano morta fatta da un ministro di centrosinistra. Le è mai capitato di trovarsi in situazioni spiacevoli? «Succede in tutti gli ambienti ed è capitato anche a me ma sono sempre riuscita a difendermi da sola. Ma sia chiaro, nessuno mi ha mai aggredita. D'altronde ho sempre evitato di trovarmi in situazioni ambigue». A cosa si riferisce? «Gli appuntamenti di lavoro li ho sempre dati negli uffici. Né a pranzo, né a cena, né negli alberghi. Insomma non mi sono mai trovata sola, a tu per tu col mio interlocutore. Basta poco per evitare cose spiacevoli». Lei è una grande tifosa della Lazio. Cosa pensa dell'ultima stagione della squadra di Inzaghi? «Che sofferenza. Abbiamo fatto un campionato straordinario ma abbiamo finito ugualmente al quinto posto. L'anno scorso avevamo una squadra incredibile e potevamo fare altri numeri anche in Europa League. Era l'anno buono. Ora De Vrij se n'è andato e non le nascondo che sono preoccupata per la prossima stagione». Qual è il suo sogno nel cassetto? «Da due anni sono inviata per “Quelli che il calcio” e mi piacerebbe condurre un programma sportivo tutto mio. Magari con una spalla giornalistica, anche se vorrei diventare giornalista professionista. Sono appassionata di calcio, Formula 1, motociclismo e tennis. Insomma con lo sport mi sento a casa».

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