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Max Bunker: "Alan Ford e la mia banda di ribelli poveri ma onesti"

Davide Di Santo
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Cercando sul web le rare interviste rilasciate nel tempo da Max Bunker, al secolo Luciano Secchi, mito del fumetto italiano, ci si accorge di una caratteristica che le accomuna quasi tutte: le risposte sono molto più brevi delle domande. Stilettate sarcastiche che potrebbero essere contenute nei fumetti che escono dalla bocca degli sgangherati agenti segreti del Gruppo TNT. In questa intervista a Il Tempo il padre di Kriminal e di tanti altri personaggi appare meno laconico del solito e fa anche un annuncio importante: al contrario di quanto affermato finora il suo amato Alan Ford avrà un futuro anche quando lui, Max Bunker, andrà in pensione. Partiamo dall'inizio. Com' è nato Kriminal e perché ha sentito il bisogno di creare un personaggio così negativo? «Da lettore ero stufo di leggere fumetti con personaggi falsi non aderenti alla realtà. Erano tutti buoni, disponibili 25 ore su 24 a battersi per la giustizia gratis. Il concetto è reso bene dai sottotitoli de "Il Vittorioso", settimanale a fumetti edito dai preti: "forte, leale, lieto, generoso", ma la realtà era ed è tutta diversa. Quindi ho fatto fare un balzo di maturità al fumetto italiano, via i tabù da sesso e violenza, quella vera, di tutti i giorni. Il tempo delle favole era finito». Per questo ha avuto anche problemi con la censura. «Tanti. Parecchi sequestri, diversi processi ma sempre stato assolto». Nel film su Kriminal girato da Umberto Lenzi il personaggio appare una sorta di James Bond in versione ladro-gentiluomo. Non è una sorta di tradimento dell'originale? «Io non sono mai stato particolarmente affascinato da quel film che però incassò bene grazie alla popolarità del personaggio». Alan Ford è alla vigilia del 50° anno di pubblicazioni. Lo scrive ancora con lo stesso entusiasmo? «Oserei dire anche con entusiasmo maggiore!» A cosa si deve, secondo lei, il successo di Alan Ford? «Alla sua originalita, al suo sarcasmo, al suo humor, alla sua unicità, ai suoi contenuti». Ha mai avuto qualche grana per i riferimenti alla politica contenuti in Alan Ford? «No». Come sono nati Alan e il Gruppo TNT? «Avevo da anni dentro di me il desiderio di costruire una banda di scassi ma onesti investigatori. James Bond mi diede l' occasione. Partii facendo una parodia del personaggio. Tanto era super -organizzato lui, tanto erano disorganizzati gli altri, poi sviluppai ogni personaggio in una contesto divertente. I miei del Gruppo TNT erano poveri ma onesti e felici». Il grande successo di Alan Ford, però, è arrivato grazie alla comparsa di Superciuk, il supereroe ubriacone. Cosa c' è di speciale in quel personaggio? «L'uovo di Colombo alla fine era una trovata semplice, ma lui fu il primo a trattare l'uovo. Superciuk divenne popolare perché è un Robin Hood al contrario. Questi rubava ai ricchi per dare ai poveri, Superciuk ruba ai poveri per dare ai ricchi. Altrettanto semplice. Esatto Watson?». Passiamo al sodalizio con Magnus. Come lo racconterebbe in poche parole? «Ottimo e abbondante». I disegnatori che si sono alternati in seguito non hanno cambiato nulla dell'originale. Perché? «Perché glielo imponevo io». Eureka è stata una rivista controcorrente. Oggi la definirebbe un po' grillina? «No! La definirei una rivista di libero pensiero, in assoluto». Lei ha portato i supereroi americani in Italia. Come è successo? «La concorrenza dormiva, io sono sempre stato molto sveglio e rapido. Chi primo arriva...». Sono anni che Hollywood ha riscoperto i supereroi Marvel e non solo. C'entra la mancanza di fantasia? «Perché? Penso che sia un uso più attinente alla realtà dei tempi». Il mancato successo di Kerry Kross è dovuto alla società italiana, un po' bacchettona sul tema dell'omosessualità? «Senza ombra di dubbio. Considero Kerry il miglior mio personaggio dopo Alan Ford e Kriminal». Ma perché ha voluto lanciare un personaggio dichiaratamente gay? «Perché la mia sensibilità aveva intuito che il mondo stava cambiando e che presto o meno presto i gay avrebbero ottenuto il rispetto a loro dovuto». Ha detto che Alan Ford smetterà di esistere quando lei smetterà di scriverlo, un po' come ha fatto Schultz con i suoi Peanuts. Perché? «Mio figlio, ottimo sceneggiatore di fumetti per la Disney, ha protestato con garbo ma con fervore. Forse cambierò idea». Ha in mente un gran finale per Alan Ford? «Sì: FINE!» Cosa c'è nell'immediato futuro? «Il ritorno di Riccardo Finzi, il mio investigatore privato che uscirà nella serie gialla degli Oscar Mondadori a fine giugno -primi di luglio con l'inedito Omicidi pilotati».

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