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Columbro-Iacchetti Una coppia di fatto tra ironia e Vizietto

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di Tiberia De Matteis Dopo due anni di trionfale tournée chiude con il ritorno al Teatro Sistina, da stasera al 2 novembre, lo spettacolo "Il vizietto. La cage aux folles" di Massimo Romeo Piparo...

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Dopo due anni di trionfale tournée chiude con il ritorno al Teatro Sistina, da stasera al 2 novembre, lo spettacolo "Il vizietto. La cage aux folles" di Massimo Romeo Piparo che vede come protagonisti Enzo Iacchetti nei panni ambigui di Albin/Zazà e Marco Columbro nel ruolo di Renato. Amata al cinema grazie all'interpretazione, rimasta nella memoria collettiva, di Ugo Tognazzi e Michel Serrault, la storia è ambientata nella Costa Azzurra degli anni Settanta come il film di Edouard Molinaro del 1978, che fu adattamento di una commedia di Jean Poiret messa in scena nel 1973. «Il tema è attualissimo visto quello che ancora accade proprio nella nostra città» ha dichiarato il regista Piparo. «Si assiste a un amore trionfante a prescindere dal sesso e dalle appartenenze. Dal "vizietto”, ovvero l'abitudine di andare ogni tanto con le donne, nasce un figlio che viene allevato con dedizione. L'argomento delle coppie di fatto è delicato e difficile: è talmente alto da meritare approfondimento. Qui si pone il problema con leggerezza e ironia». «I confronti sono pericolosissimi e io ho realizzato una Zazà iachettiana perché non mi andava di avvicinarmi alla bravura straordinaria di Michel Serrault né sarei stato capace di farlo», ha precisato Enzo Iacchetti. «Una cosa è vestirsi da donna per andare dalla De Filippi e ben altro è calcare un palcoscenico cantando "I Am What I Am”. Non ho visto le altre edizioni, da quella di Villaggio in avanti, e mi hanno aiutato molto le ragazze della compagnia a imparare alcuni dettagli femminili. Non ho valicato la sottile linea rossa che cade nella macchietta e canto ben 5 canzoni, nonostante la mia età. Per tenermi allenato al travestimento, indosso i tacchi la sera e le macchine si fermano: forse come donna non sono tanto male!». Più contenuto sicuramente Marco Columbro: «Renato è un imprenditore che deve gestire la "cage” e tenere testa a tutto con i disagi quotidiani tipici di chi si occupa di un'azienda familiare. Non è facile mantenersi seri quando Iacchetti esce in guepière e fa le facce da pirla. L'alternativa è vomitare o ridere. S'improvvisa molto, soprattutto quando non c'è il regista. La chiave dello spettacolo è comunque l'amore». «Sono scandalizzato che ancora un testo come questo mandi messaggi al pubblico oltre che semplicemente divertirlo. Negli altri Paesi la questione delle coppie di fatto è risolta completamente. Con questa vicenda si poteva lanciare una novità 40 anni fa, per alcune nazioni poteva costituire un tabù 20 anni fa, mentre altri sono approdati a una soluzione convincente solo 10 anni fa. In Italia, invece, appare tuttora come veicolo di una situazione di cui discutere. Siamo proprio un fanalino di coda». Nel cast Russell Russell in veste di Jacob, già alla quarta edizione di questo musical, avendo partecipato a tutte le versioni da quella con Villaggio in poi, e Martino Iacchetti, figlio di Enzo, che incarna Laurent, il figlio di Renato nato dalla relazione con una ballerina. «Il ragazzo è stato scelto su provino, essendosi presentato sotto falso nome» ha indicato Piparo, sottolineando l'effetto comico di quando in scena chiama il suo vero padre con l'appellativo "mamma”. Diciotto artisti si muovono sul palco, fra cui sorprendenti perfomer che ballano sui tacchi a spillo coreografati da Bill Goodson e cantano con voce da soprano diretti da Emanuele Friello, nonché vere drag queen di impeccabile professionalità che trascorrono ore intere al trucco.

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