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"Il richiamo del Cuculo", scritto da J.K. Rowling sotto falso nome

Il richiamo del cuculo

La "mamma" di Harry Potter si cimenta in un nuovo approccio letterario più maturo ma sempre brillante.

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Il mondo spregiudicato di stilisti e modelle intorno a una grande fiction. Iniziata col nome inventato della sua scrittrice, all'anagrafe J. K. Rowling, mamma letteraria della serie di “Harry Potter” e del “Seggio vacante”, nel mezzo si è capito che il nome scelto come pseudonimo, Robert Galbraith, prende spunto dal suo eroe, Robert F. Kennedy. Sapendo poi che il titolo “Il richiamo del cuculo” (Salani, pag. 548, 16,90 euro) nasce da una poesia di Christina Rossetti, un lamento funebre per coloro che muoiono giovani, nulla ha a che vedere il piagnucolio della fine con le pratiche del protagonista, l'investigatore Cormoran Strike, la cui carriera e le esperienze sono basate su fatti veri: “Ho dato a Strike molte delle qualità dei militari di cui sono amica: forza di carattere, humour nero, adattabilità e ingenuità”, ha rivelato Rowling-Galbraith che ha fatto un giro di interviste nelle caserme prima di scrivere il romanzo. Al principio, doveva servire all'autrice per concentrarsi sulla passione della scrittura, senza sentire l'ansia da prestazione narrativa. Invece tre mesi dopo l'uscita in Inghilterra, è stato svelato il segreto che celava e la Rowling ha già concluso la scrittura della nuova indagine: uscirà in lingua inglese nel 2014. Intanto nella storia c'è anche Robin, assistente di Strike: “Robin mi piace quanto Strike”, ha detto la regista di questo giallo ambientato a Londra, che in sostanza rappresenta il secondo tentativo della mamma di Harry Potter di smarcarsi dall'universo del maghetto di Hogwarts. E di Strike continua a raccontare: “L'ho descritta basandomi sulla mia esperienza di precaria, tanti anni fa a Londra, quando riuscivo a pagare l'affitto tra un impiego e l'altro, lavorando come dattilografa. Il loro rapporto, con tutte le sue stranezze, si trasforma pian piano in un'amicizia. Mi sono molto divertita a scriverla”. Sarà per questo che piace tanto a Donato Carrisi, secondo il quale la Robert Galbraith scrive con l'inchiostro del buio, disegna immagini fra le parole, costruisce un romanzo come un architetto del tempo”. Che inizia col prologo firmato da Lucio Accio: “È davvero sfortunato colui la cui notorietà mette in piazza le sue sventure”. E finisce con “Ulysses”, una poesia scritta da Alfred Tennyson nel 1833 e riprende allo stesso tempo sia l'antico eroe di Omero che l'ulisse dantesco.

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