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Gianna Nannini e un «Inno» rock per la rinascita

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Perché,spiega Gianna, non è più quell'Italia lì, e oggi si dovrebbe semmai enfatizzare il ruolo delle Sorelle alle prese con mille lacerazioni quotidiane, piuttosto che quello dei Fratelli eroi risorgimentali. Nell'attesa, dare questo titolo al nuovo cd è parsa mediaticamente una buona idea. «Un Inno perché questo Paese ha bisogno di un nuovo canto, di un'ode alla rinascita». Ma la suggestione da opinionista sociopolitica finisce lì, semmai diventa materiale per interviste. Le tredici canzoni che compongono l'album sono invece immerse in quell'acqua dove morte e resurrezione sono vicende dell'anima, prima che del corpo. Dopo essere diventata mamma un paio di anni fa (e aver dedicato alla figlia il precedente "Io e te"), la Nannini ha colto definitivamente le sottigliezze dell'esistere. Dice: «Le prime canzoni le ho scritte appena nata la bambina, in un momento di grandissima felicità. Poi ho perso tre amici carissimi e ho sentito il contrasto forte tra la gioia della nuova vita e il dolore della perdita. Solo accettando e ricomponendo tutto si rinasce. Il ciclo della vita assomiglia molto a quello dell'amore, anche lì c'è la nascita e la perdita. Gli inni dovrebbero raccontare questo». C'è qui una brezza spirituale che spira forte, e che potrebbe nuocere alle inquietudini rock alla radice della creatività della senese. Che però da sempre batte le strade di una cantabilità felicemente nazionale, da romanza sub-pucciniana buttata nel calderone del folk-pop toscano, con l'ombra benedicente di Caterina Bueno alle sue spalle. "Inno" è un disco dove i cari fantasmi abbondano: c'è "Denny" (uno degli amici scomparsi, e a lui è ispirata la ballata che è uno dei momenti più felici del disco); c'è suo padre, allo scrittoio del quale Gianna ha composto l'ariosa "Tornerai", titolo mutuato dal Trio Lescano, con nel testo una citazione ("Prima o poi ritornerai dal luogo illune del tuo silenzio") da Elsa Morante, la musa cui è intitolato il Premio vinto dalla Nannini. Uno spettro, a modo suo, è anche quello dell'amore: quello di cui occorre accettare la fine, per aprirsi a nuove vertigini: e allora ecco la movimentata "Lasciami stare" e la "nera" "Nostrastoria", con le parole ("Il mio cuore batte contro il tuo, la penitenza che tocca sempre in un rapporto difficile da troncare") scritte da Tiziano Ferro; ma anche il controcanto di speranza in "Indimenticabile", dove gli archi orchestrati da Wil Malone punteggiano un beat anni Ottanta, o il riff furbesco di "Scegli me", la seduzione pop di "In the rain" o il suono retrò, molto anni Sessanta de "La Fine del Mondo". "Ninna Nain" è stato in qualche modo "arrangiato" dalla piccola Penelope, che finché mammina non le ha piazzato la strofa giusta arricciava il naso. Disco come sempre internazionale, registrato a Abbey Road e dintorni, musicisti chiesti in prestito dai Depeche Mode e dagli Incognito, un tour che parte da Roma il 12 aprile (replica il 13) da Roma, e chi acquisterà i biglietti per i concerti potrà scaricare gratis un brano inedito, "Baciami qui". Sanremo? Gianna non esclude una sua (complicata) partecipazione come ospite, ma ha in gara un pezzo firmato per Mengoni. Quanto a Mameli, ci sarà tempo e modo.

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