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La cicogna bussa a San Silvestro

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L'albero di Natale è nel solito angolo dell'ingresso.Quest'anno c'è una decorazione in più, un pupazzetto con la faccia sorridente e buffa, dispettosa. Non si capisce se è maschio o femmina, certo è che fa ridere a guardarlo. Simona l'ha trovato al mercatino tradizionale natalizio di Bolzano un anno fa. Lo vide e la colpì subito, sembra un folletto un po' sbilenco. L'ha appeso in alto, molto vicino alla stella e al gufetto di stoffa. Si vede bene lì, lo hanno notato tutti gli amici e i parenti venuti a farle visita. Simona passa dall'ingresso e va in camera. Si guarda al grande specchio arancione. Ecco. È proprio una bella curva vista di profilo. Accarezza la pancia con le mani e sente un colpetto. Sono enorme, pensa. Tornerò in forma? Ma sì. Per fortuna che oggi è meno agitato del solito, e sorride, stanotte sembrava volesse fare il balletto del Gangnam Style. Ma chi diventerai tu, il prossimo ballerino vincitore di «Amici» o una bravissima giocatrice di pallavolo? Nel dubbio, ha comprato proprio quel pupazzetto. L'importante sarebbe che tu fossi felice, immensamente felice. Sempre. Simona prende dall'armadio un maglione. Lei e Matteo non hanno voluto sapere il sesso del bambino, nonostante tutti li abbiano tempestati di domande, suggerendo che sarebbe stato meglio farselo dire. «Ma non pensi al corredino?» ha detto sua madre. «Perché dobbiamo comprare tutto giallo o verde?» ha detto la suocera. «E come farete per il nome?» ha detto la sua amica Claudia. «Ma come, con tutte le possibilità che ci sono oggi, non avete voluto saperlo? Ma siete antichi!», ha detto Giulio, il miglior amico di Matteo. Ma per loro due non è stato affatto un problema. E quando si sono accorti, ormai mesi fa, che dire «Ma vogliamo la sorpresa, è così bella...» non bastava più a tener buoni tutti, hanno semplicemente smesso di rispondere. Simona si sistema addosso il maglione e torna in cucina. Il suo portatile è andato in stand-by. Si siede e sfiora il mouse. La finestra di Word si riapre, mostrandole il testo che stava scrivendo. Sta finendo di redigere un contratto urgente che serve allo studio per il quale lavora come consulente. Matteo non rientrerà prima di cena dal laboratorio di analisi di cui è titolare ormai da cinque anni. Ha chiamato poco prima dicendo che tutti sembrano impazziti. Ma come si fa ad avere una lista così lunga di provette da analizzare proprio il 31 dicembre? Simona ci ha scherzato su «Va beh, magari hanno mangiato troppo a Natale e si sono sentiti tutti male» ma Matteo era un po' nervoso e non aveva voglia di ridere. Poco male. Simona è una che non se la prende mai e la pensa come Albert Einstein: «Ogni minuto che passi arrabbiato perdi sessanta secondi di felicità». Concetto che insegnerà senz'altro anche al figlio. E poi non dovrei essere io quella su di giri per via degli sbalzi ormonali? pensa, mettendo il punto dopo l'ultima clausola e premendo «Salva». È stato un dicembre freddo ma spesso con il sole. Come oggi. Simona guarda fuori dalla finestra. Il grande albero dietro casa resiste fiero al traffico e al pochissimo spazio che gli hanno lasciato attorno. Molti uccellini fanno il nido su quei rami. Simona si volta e guarda culla, fasciatoio e passeggino. Gialli. Già pronti. Accanto all'armadio, il trolley con tutto l'occorrente per quando andrà in ospedale. Dentro, la camicia da notte più lunga e larga del mondo, regalo di suo padre e comprata il giorno dopo aver saputo della gravidanza della figlia. «Ma papà, non è la mia taglia!» «Che c'entra, ingrasserai no?» «Sì, ma così mi ci perdo dentro!» «Tanto mica devi fare la modella!» Non è un discorso di modella e non modella, è proprio il fatto che è grandissima e Simona ci inciampava ogni volta che se l'è provata. Ne ha ovviamente comprate altre due della misura giusta, ma non può non portarla in ospedale, suo padre se ne accorgerebbe. Un uccellino si posa sul davanzale. È piccolo. Proprio come sarà suo figlio appena nato. Già, ma quando accadrà? La ginecologa ha detto che ogni giorno è buono dal 31 dicembre in poi. E se capitasse proprio stasera, tra poche ore? Scappare il fretta e furia dal cenone a casa dei genitori di Matteo, correre all'ospedale e poi, proprio durante il conto alla rovescia, dare l'ultima spinta ed eccolo. Un figlio. Nostro figlio. Arrivato proprio insieme all'anno nuovo. Sarebbe assurdo e meraviglioso. Capodanno che diventa compleanno. L'uccellino vola via. E poi accadrà proprio così, volerà via anche lui quando sarà grande, farà la sua vita, avrà le sue storie, mille esperienze... Simona rincorre il filo dei pensieri. D'un tratto sente aprirsi il portoncino di casa. «E tu?» «E io... son tornato prima.» «E le analisi?» «Finite.» «Ma non avevi detto...» «Sì, lo avevo detto... ma...» e si mette a canticchiare. «E se quest'anno poi passasse in un istante, vedi amico mio, come diventa importante che in questo istante ci sia anch'io. L'anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità...» Simona sorride. «Cioè fammi capire...» «Ho fatto finta di essere troppo incasinato e invece non era vero. Volevo stare con voi.» Si avvicina a Simona e l'abbraccia stretta. Sente un calcio sul braccio. «Ehi, ma è proprio geloso...» «O gelosa...» E hanno chiacchierato fantasticando, fino a quel momento. Matteo sta aspettando ansiosamente di entrare in sala parto. Simona è già dentro. Non hanno fatto nemmeno in tempo ad arrivare a casa dei suoi che le contrazioni sono diventate frequentissime. L'infermiera lo prepara, gli mette mascherina e camice. «È pronto?» «No.» «Bene, andiamo, qui nessuno l'aspetta.» Entrano insieme e Simona è già lì, distesa. Tutto dura tanto o poco, non si riesce mai a capirlo in questi casi. Quello che è certo è che ora Simona e Matteo stanno per vedere per la prima volta negli occhi il loro bambino. O bambina. Già. Perché fino all'ultimo istante non puoi mai sapere come sarà davvero, come andrà. Proprio come l'anno nuovo. Lo aspetti con ansia, ti auguri che sia speciale e migliore, fai mille promesse, poi lo guardi crescere, cambiare e fino all'ultimo non sei certo di quello che succederà, di come sarò. Ma speri, speri con tutto il cuore. E ci credi. Sempre e comunque. Proprio come nei confronti di un figlio, con quello stesso amore che dobbiamo avere verso tutti e ancora prima, verso noi stessi. «Lascia che ogni nuovo anno ti trovi un uomo migliore» diceva Benjamin Franklin e io vorrei aggiungere: lasci che trovi migliore anche chi ci sta vicino.

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