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Spiderman vola a Roma e crea l'evento dell'estate

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Ecco,un eroe più interiorizzato e più fragile ma meno superficiale, interpretato dal giovane Andrew Garfield, nei panni del timido e impacciato Peter Parker, abbandonato dai genitori e subito accolto dall'affettuosa coppia di zii (Martin Sheen e Sally Field). Il suo fisico (impari al suo coraggio) lo costringe a prendere le botte dai suoi compagni ma lui non rinuncia a fare l'eroe, finché scopre in soffitta una valigia del padre, scienziato esperto in incroci genetici, con indizi che lo condurranno a conoscere un vecchio collega del genitore, il dr. Connors (Rhys Ifans): proprio colui che si trasformerà nel suo peggiore nemico assumendo le sembianza del lucertolone Lizard. Ma prima Parker s'innamorerà della sua compagna di scuola (Emma Stone) e, dopo essere stato punto da un ragno, scoprirà in lui dei superpoteri che non sarà facile gestire. «La storia di Spiderman è vecchia di 50 anni - ha detto il regista ieri a Roma con gli attori e i produttori che hanno salutato i fan nella première al cinema Adriano - ma io gli ho dato un tono più realistico, approfondendo, per esempio, il trauma per la scomparsa dei suoi genitori, con tutto ciò che ne è poi derivato». Per Garfield, che si vestiva da Uomo Ragno fin dall'età di 3 anni, «i fan sono il pubblico più importante da soddisfare. Ho sentito molto questa responsabilità. Ci sono tante motivazioni che rendono Parker un supereroe: ha un grande coraggio persino quando non corrisponde alla sua forza e prova empatia per le vittime perché ha sofferto per la morte dei genitori. Rimettermi addosso quel costume è stato davvero emozionante, ma non come quando avevo 3 anni: stavolta sentivo addosso una enorme pressione, capivo che non era un gioco e che c'erano tanti soldi in ballo.È stato molto impegnativo. Per sei mesi Armando (Alarcon, il preparatore atletico, ndr) e io abbiamo lavorato per sei giorni alla settimana. Mi ha spinto a raggiungere traguardi impensabili. Peter Parker è un eroe, non un supereroe: è già in gamba prima che il ragno lo morda ed è un eterno bambino». Din. Dis.

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