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di Antonio Angeli La felicità sembra un concetto complicato: ma in tempi di «vacche magre» si semplifica.

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Ilproblema è che queste cose, oggi, sono come le «mille lire al mese» di tanti anni fa. Per trovare una nuova «misura» del benessere (anche se può sembrare un'operazione in stile volpe e uva) scende in campo la seconda edizione del «Festival della felicità» di Pesaro e Urbino, ideato dal presidente della Provincia Matteo Ricci, con la direzione artistica di Simona Ercolani. Il festival si svolgerà il 25, 26 e 27 maggio a Urbino e dal 31 maggio al 3 giugno a Pesaro. Tanti i personaggi illustri del mondo dell'economia, della politica, ma anche della cultura e dello spettacolo. Ci saranno: il ministro Corrado Passera e il commissario europeo per la Salute e la politica dei consumatori, John Dalli, madrina della kermesse Kathleen Hartington Kennedy, figlia di Robert Kennedy che, oltre quarant'anni fa, con lungimiranza disse: «Il Pil misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta». Nei giorni della manifestazione anche: Oscar Giannino, Dario Vergassola, Giovanni Muciaccia, Carlo Freccero, Rocco Papaleo, David Riondino, Vito Mancuso, Giulio Giorello, Beppe Englaro, Maria Pia Ammirati, Oliviero Toscani, Emanuele Trevi, Walter Siti e Maria Rita Parsi. Il «pezzo forte» del festival sarà una ricerca, realizzata dall'Ipsos, su un campione di 1000 persone intervistate al telefono il 9 maggio scorso, per capire come è cambiata la percezione e la «dimensione» della felicità in Italia, con particolare attenzione ai giovani e al mondo del web. In un anno sono scesi di 5 punti i «decisamente felici» passando dal 61% del 2011 al 56% del 2012. E sembra che gli italiani oggi siano infelici, così almeno la pensa il 51% degli intervistati, in netta controtendenza con quanto dichiarato a maggio 2011. Nel 2012, inoltre, il 43% degli italiani ha dichiarato di essere molto felice e di godere di una buona qualità della vita, ma nel 2011 questa percentuale era pari al 52%. In un anno poi è salita anche (dal 14% del 2011 al 23% del 2012) la percentuale di coloro che si trovano in una situazione particolarmente difficile. Infine l'indagine rappresenta l'opinione degli italiani per immagini ed emerge che il film «La dolce vita» sintetizza lo stato d'animo del 17% degli intervistati contro il 24% del 2011; scelgono «La vita è bella» il 21% contro il 25% del 2011; gli «Io speriamo che me la cavo» sono il 24% contro il 27% del 2011 ed infine i «Non ci resta che piangere» sono il 38% contro il 24 del 2011. A sentirsi rappresentati nello stato d'animo dal film «La dolce vita» sono gli ultrasessantacinquenni, residenti al Nord Ovest o al centro e pensionati. «Non ci resta che piangere» invece, è il grido dei quarantenni. «È il momento di rilanciare il diritto alla ricerca della felicità - ha detto l'ideatore della kermesse Ricci - La depressione e la rabbia che stanno vivendo il Paese alla luce della crisi economica obbligano a ripensare tutto. Per troppo tempo abbiamo pensato che la felicità fosse legata ai soldi, magari facili, al successo e al disimpegno. Questa crisi, invece, dimostra quanto siano importanti il lavoro, la giustizia e il bene comune. Del resto è una crisi strutturale e bisogna pensare quindi ad un nuovo modello di sviluppo e per fare questo occorre cambiare le regole del gioco. Per questo - aggiunge Ricci - l'Istat nel nostro territorio sta sperimentando un nuovo indicatore del progresso che si sostituisca al Prodotto interno lordo. È una grande sfida economica, sociale e politica. Ovviamente la ricerca della felicità è in gran parte sfera privata. È sentimenti, affettività, spiritualità e così al festival prenderanno parte tanti filosofi ed esponenti della cultura». Una cosa è sicura: i soldi non danno la felicità, ma senza un euro non si vive felici. Il Pil sarà un po' invecchiato, ma l'alternativa, che potrebbe essere il Bes, il Benessere equo e sostenibile, per il momento ancora non c'è.

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