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Belle e disprezzate, il destino di tutte le cortigiane

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Oggile cose (per fortuna) sono cambiate, anche se l'universo maschile si attende che la donna sappia ben stirare le camicie e preparare qualche sughetto. Delle domande, sul ruolo della donna nella Storia, se le è poste Cecilia Farina, con il libro «Le cortigiane», editore Albatros, euro 12,90, 119 pagine. Un libretto agile, asciutto, che va subito al cuore del problema: ma la donna, che possibilità ha nella vita? Nella narrazione cinque storie, immancabilmente drammatiche, di amore e morte. Vicende lontane nel tempo, eppure tutte quante in linea con la domanda sul ruolo femminile nella Storia e nel mondo. L'attenzione storica c'è ed è precisa e puntuale, ma l'autrice ci vuole condurre, attraverso le trame della vita dissipata di Cornelia, modella delusa, innamorata e perduta, in un universo senza speranza. C'è poi l'animo puro di Grazia Fiorentina, che cerca riscatto nell'amore, ma precipita inconsapevolmente nelle spire della magia nera. Ancora la storia di Margherita, una giovane nobildonna che scopre il suo destino che risulterà senza speranza, legato a quello di una sua antenata. Anch'ella cortigiana. Di madre in figlia un destino che non si può sconfiggere. C'è anche l'inganno del quale cade vittima Elisabetta, che finirà tra le grinfie di un demonio con la faccia d'angelo che saprà come rubarle i beni materiali e, infine, sarà una minaccia per la sua stessa vita. L'ultima storia, un po' a sorpresa, è quella di un uomo, un giornalista che sta per macchiarsi di un duplice delitto ripercorrendo le orme di un antico carnefice. Una minaccia immanente che diventa una condanna per la figura della donna. Sembrano storie romanzate e del passato. Ma non è così. «Oggi esistono delle signore che tengono dei salotti e sono signore che tutti conosciamo, che hanno una certa notorietà e che, spesso, vediamo nelle rubriche mondane dei giornali. Ci sono, dunque, ma non hanno quel fascino che avevano in passato perché corrono dietro ad un potere che è un po' spicciolo», dice nella prefazione Marina Ripa di Meana. Il che vuol dire che dalle epoche lontane ben poco è cambiato. Anzi, per la «cortigiana emancipata» va peggio di prima. A. A.

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