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«Siamo in ritardo» Allarme in Campidoglio sul Festival di Roma

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Lo Foco, consigliere Fondazione Cinema «Bisogna fare tutto prima di Cannes»

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Ieriil presidente della Regione Lazio Polverini ha convocato i vertici della manifestazione: il presidente Paolo Ferrari e il direttore artistico designato Marco Müller. «Ho chiesto di formalizzare il progetto relativo all'edizione 2012 del Festival del Cinema di Roma direttamente all'assemblea dei soci fondatori - ha detto la governatrice - Di fronte al continuo rincorrersi di voci e indiscrezioni circa la proposta progettuale della prossima edizione del Festival ho ritenuto opportuno sollecitare il presidente Giancarlo Cremonesi a convocare quanto prima l'assemblea dei soci affinché siano messi a conoscenza della proposta progettuale del Festival nella sede più appropriata». E la risposta di Cremonesi non s'è fatta attendere. «Ho letto anche di un festival del cinema che potrebbe durare un mese - spiega il presidente della Camera di Commercio - Bene, ma occhio ai costi. La Camera di Commercio parteciperà, insieme agli altri soci, al ripianamento del debito. Garantirà le risorse finanziarie alla nuova edizione. Ma il budget della manifestazione è quello stabilito». Chi coprirà i costi? «Le istituzioni no di certo - aggiunge Cremonesi - occorrerà cercare nuovi sponsor: su questo fronte noi soci potremmo dare una mano, esporci in primo piano e chiedere alle aziende di contribuire a finanziare il festival. Altro non possiamo fare». Come dire non chiedeteci di più. Nel frattempo c'è chi lancia un'allarme anche all'interno del Consiglio d'amministrazione della Fondazione Cinema per Roma. Come Michele Lo Foco che punta il dito sui ritardi accumulati finora. «Siamo in ritardo - attacca Lo Foco - Bisogna fare in fretta e sistemare le cose prima che cominci il Festival di Cannes. Quella è un'occasione per incontrare gli addetti ai lavori e fare chiarezza sui prodotti da scegliere». Lo Foco chiarisce che, senza l'approvazione del budget da parte dell'assemblea dei soci, il cda ha le mani legate sulle decisioni da prendere. «Compreso il contratto col direttore artistico - spiega Lo Foco - che deve rientrare nel preventivo dei costi». La speranza, come si dice, è l'ultima a morire e il membro del Cda fa di tutto per restare fiducioso sul futuro. «Mi auguro che il ritardo si trasformi in un maggior impegno in vista dello sprint finale - spiega Lo Foco - Me lo auguro soprattutto per il mercato cinematografico e la business street. Solo così potremo sperare di organizzare un'edizione all'altezza». Naturalmente l'opposizione gongola. «L'avvicendamento al vertice del Festival di Roma è una brutta storia - ha detto Giulia Rodano, consigliere regionale e responsabile nazionale cultura di Italia dei Valori - Iniziata male, continua anche peggio. A Renata Polverini non è bastato imporre il direttore artistico di suo gradimento. Ora vorrebbe interferire anche sul progetto: secondo la governatrice e il sindaco Alemanno, gli statuti non contano, i Consigli di amministrazione devono essere svuotati di ogni potere, a decidere devono essere solo i politici, come ai tempi del Minculpop». «Adesso, a pochi mesi dalla data prevista, siamo al paradosso - prosegue la Rodano - Non sarebbe stato meglio che il Consiglio di amministrazione chiedesse, a chi voleva candidarsi a direttore, il progetto artistico con cui avanzava la propria designazione? Noi avevamo allora tentato di consigliarlo, tentato di proporre un'innovazione e cioè nominare sulla base di avvisi pubblici, progetti trasparenti e costi valutabili. Visto che si parla tanto di riforma della politica, forse si potrebbe cominciare anche da qui. Ma ha prevalso la voglia di occupazione da parte della Polverini. Risultato, siamo ormai al ridicolo: abbiamo l'Auditorium, ma si vuole un tendone e si vuole anche ridurre il peso delle rassegne più innovative del Festival di Roma, quella Extra e Alice nella città. E tanti saluti anche al mercato. Peccato». Sarà già iniziata la campagna elettorale ma la Rodano non usa mezze misure: «Sono spiacente di rivelare a Polverini e Alemanno una scomoda verità: il Festival non è una loro proprietà, è dei cittadini - conclude - Aver vinto le elezioni non li autorizza a violare i limiti e le forme attraverso cui gli enti locali sostengono la cultura. E stiano certi che continueremo a vigilare sui motivi di tanta ingerenza, che potrebbero essere non solo ideologici, ma anche molto terreni».

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