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di Antonio Angeli Si credeva che la loro immagine si fosse perduta tra le sabbie della Storia, cancellata dalla forza implacabile del primo imperatore di Roma.

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Icelebri amanti, che si tolsero la vita dopo aver perso la guerra con il futuro imperatore di Roma, Cesare Ottaviano Augusto, ebbero tre figli: i due gemelli Alessandro Helios e Cleopatra Selene e un altro maschio, Tolomeo Filadelfo. «I maschi, dopo il suicidio dei loro genitori - spiega la Capriotti, dell'Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico del Cnr - ebbero presumibilmente un triste destino, al pari di Cesarione, l'altro figlio che Cleopatra aveva avuto da Giulio Cesare. Ottaviano Augusto, dopo la conquista dell'Egitto, li fece sfilare durante il trionfo per poi affidarli alla sorella Ottavia minore con apparente magnanimità. Successivamente, dei figli di Antonio e Cleopatra si perdono le tracce dal punto di vista storico e anche artistico». E c'è poco da sperare sulla fine fatta da questi figli: Augusto non aveva dubbi sulla condotta da tenere con chi, anche solo potenzialmente, poteva minacciare la supremazia su personale e della sua famiglia, la giulio-claudia. E probabilmente la totale (o almeno così si credeva fino a poco tempo fa) assenza di rappresentazioni di questi personaggi storici è dovuta proprio a questo. Ottaviano Augusto giunge al termine dell'era repubblicana. Governare Roma e l'immenso impero era un problema burocratico-amministrativo estremamente complesso. Ottaviano, probabilmente, non era un uomo feroce. Ma era anche uno che non correva rischi. Dopo la morte di Cesare e un periodo complesso e tormentato propose per Roma e il suo impero un nuovo modello di Stato, sotto la sua guida. Fu un'operazione lunga, difficile e rischiosa. Per questo Ottaviano Augusto cancellò ogni traccia di chi poteva in qualche modo costituire una minaccia. Ma arriva ora il sensazionale rinvenimento di questo reperto, trovato in un tempio dedicato ad Hathor, nella città di Dendera in Alto Egitto, e conservato al Cairo. La scultura, alta circa un metro, mostra un bambino e una bambina che si abbracciano, affiancati da due serpenti. Un'immagine corrosa dai secoli, al tempo stesso inquietante e di gelida bellezza. Due bambini, un maschio e una femmina, in forma di divinità. «Il capo dei bambini è sormontato da due dischi con inciso l'occhio-udjat, identificabili con Sole e Luna - spiega l'egittologa - Il maschio ha dei riccioli corti e una treccia laterale, tipica dei bambini egiziani, la femmina porta un'acconciatura a grandi ciocche raccolte, molto simile a quella di alcune regine tolemaiche, in particolare di Cleopatra». Il gruppo scultoreo è attualmente, e da molti anni, conservato al celebre Museo del Cairo. La professoressa Capriotti spiega che «nel mito egizio compaiono i gemelli Shu e Tefnet, figli del dio Atum e conosciuti come i suoi "occhi", cioè il Sole e la Luna. L'abbraccio dei due bambini potrebbe quindi alludere alle notti di plenilunio, quando secondo il mito i due corpi celesti si univano, ma anche con un'eclisse di sole che sarebbe avvenuta durante il riconoscimento dei gemelli di Cleopatra da parte di Marco Antonio - aggiunge la professoressa Capriotti - Fu per questo che i bambini presero i nomi aggiuntivi di Helios e Selene, a indicarne il legame celeste e mitizzarne la nascita gemellare». Il gruppo è perciò identificabile come la prima raffigurazione nota di Alessandro e Cleopatra, secondo una complessa elaborazione. «Se nel mito egizio la Luna è una divinità maschile, nella scultura i generi sono invertiti secondo la tradizione greca», afferma ancora la ricercatrice. «Cleopatra VII, pur proiettata verso il Mediterraneo, guardava con interesse alla tradizione egizia e la reinterpretazione dell'opera attesta questa sintesi tra le due grandi tradizioni». «Lo stile delle figure, in particolare quello delle teste - aggiunge la ricercatrice del Cnr - richiama i modi della cosiddetta scultura greco-egizia. L'opera, che è esemplare nel mostrare l'innovativo dialogo tra cultura egizia ed ellenistica, è stilisticamente affine a un'altra statua rinvenuta a Dendera e rappresentante Pakhom, personaggio di alto rango, datata tra il 50 e il 30 a. C». Così finalmente, i figli di Cleopatra hanno un volto, Fino ad oggi, infatti, «la sola immagine nota, rappresentata sul verso di una moneta e in una scultura, era quella di Selene, andata in sposa al re Giuba II». Forse infatti dei quattro figli di Cleopatra, uno con Cesare e tre con Antonio, l'unica a salvarsi dalla furia del vincitore fu la femmina, probabilmente considerata inoffensiva, Cleopatra Selene.

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