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Sempre verde il fascino del giallo

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Personaggi storici coinvolti in tenebrose storie di delitti Ecco i grandi misteri di Cristoforo Colombo e Vespucci

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Levarianti sul tema, comunque, sono infinite ed illustri le ascendenze: pensiamo al "romanzo gotico" alla Walpole, alle allucinanti creazioni di Hoffmann, ai racconti dell'orrore di Poe, ai primi vampiri "firmati" da Byron e Polidori e al "Dracula" di Bram Stoker, al "Frankenstein" di Mary Shelley, al perturbante tema del "doppio" con demoniaci contorni, caro allo Stevenson del "Dottor Jekyll e Mr. Hyde", e al Wilde del "Ritratto di Dorian Gray". Davvero tanti i colori e le sfumature del "giallo": e non dimentichiamo i salti cromatici del "thriller" classico, le mille varianti sul tema rosso-sangue dell'"hard-boiled" e del "pulp", il vorticoso crescendo della narrativa che ammicca al magico e all'esoterico, in una sarabanda di sètte, libri segreti, formulari alchemici, impervie architetture delittuose. Purtroppo non ci sono né regole né ricette per distinguere il grano dal loglio: talvolta è il nome dell'autore che di per sé "garantisce". Come nel caso dello scrittore ebreo praghese Leo Perutz, considerato "il Borges mitteleuropeo". Il romanzo a sua firma, uscito or ora da Adelphi ( "Il Maestro del Giudizio Universale", pp. 191, euro 18), sembra scritto apposta per quelli che, parafrasando Shakespeare, ritengono che ci siano più cose in cielo e in terra di quelle che si possano figurare filosofi e scienziati con la "fissa" della Ragione. Maiuscola d'obbligo per chi la venera come una Dea, ma non di merito per chi, guardandola dall'alto in basso, le contrappone trame mitiche, magiche, ancestrali, che stanno dietro le cose e gli uomini. Addirittura scenari apocalittici, con dèmoni imperversanti. Attenzione, ammonisce Perutz, c'è un terribile "nemico", un "mostro"che varca i secoli e ci insegue ed ha con sé un libro maledetto, più inebriante di una droga, più devastante di un veleno… Attenzione a questo spettrale vessillifero della morte perché il suo inferno, all'insegna di inspiegabili suicidi, si annuncia quando e dove meno ce lo aspettiamo… Dopo questa danza sull'orlo dell'abisso, eccoci a un altro "versante" del giallo. Non più spettri che emergono da uno sconfinato "oltre", ma "cronaca nera" e giallo "d'atmosfera". E cioè fantasmi del passato, inconfessabili verità familiari, nodi irrisolti della coscienza, vergogne che nascondiamo, parole che dobbiamo dire e/o ascoltare per essere finalmente liberi dai pesi che ci opprimono. Con tutto questo ha a che fare Alain, il giovane protagonista del romanzo di Georges Simenon "Il destino dei Malou" (Adelphi, pp. 200, euro 18). Lo scenario è quello, torbido, della provincia francese. Eugèn Malou, un ricco e discusso imprenditore sull'orlo del fallimento, si uccide dopo che gli viene negato un prestito. La famiglia deve andare a cercare i soldi per allestire un funerale dignitoso: dopodichè rivela la sua natura di "nido di vipere". Nessun amore, nessun calore, ognuno per sé, all'insegna di un egoismo sbandierato senza vergogna. Si salva Alain, in un rapido processo di maturazione: non lascia la sua città, non si rifugia a Parigi come la madre, trova un lavoro, non "si vende" come la sorella. E va "alla ricerca" del padre perduto. Chi era davvero? E scopre che non era un santo, ma un "uomo" con tutti gli attributi, uno che ha peccato per eccesso e non per difetto. Non sempre è stato "perbene", ma ha fatto del bene. Merita rispetto. Tutti i colori del giallo. Cronaca e realtà romanzesca, storia mescolata alla fantasia. E il "vissuto"- o presunto tale- dei grandi navigatori, fornisce abbondante alimento per le più bizzarre ipotesi. Quale mistero c'è, ad esempio, dietro Cristoforo Colombo e i sepolcri- uno a Siviglia, l'altro a Santo Domingo- che vantano di custodirne le spoglie? E che cosa vogliono scoprire i ladri che, agendo in due continenti, le trafugano (Miguel Ruiz Montañez, "La tomba di Colombo", zero91, pp. 351, euro 22)? Se Colombo, a partire da identità e nazionalità "vere", è ancora un enigma, forse il profilo di Amerigo Vespucci è meglio definito. Forse. Perché l'"ebreo errante" Stefan Zweig, che volle in qualche modo legare il proprio destino a quello di Amerigo, suicidandosi insieme alla moglie il 25 febbraio 1942, lo stesso giorno della morte del navigatore, avvenuta cinquecento anni prima, ci presenta un personaggio che si trova al centro di avvenimenti più grandi di lui, tra falsificazioni, fraintendimenti e bizzarre coincidenze ("Amerigo. Il racconto di un errore storico", Elliot, pp. 115, euro 12. Ben più inquietante, comunque, la figura di de Sade, teorico di trasgressioni e crimini, anche nel manicomio di Charenton, dove vive i suoi ultimi giorni (Jacques Chessex, "L'ultimo cranio del marchese di Sade", Fazi, pp. 109, euro 12). Scenari troppo tenebrosi? Che volete farci? Il delitto è (mal)anima e (cattivo)sangue del giallo. E del "nero". Vedi de Sade, opere e giorni.

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