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di Antonio Angeli Il Festival del Cinema di Roma, da quando è nato, non si è fatto mancare nulla, nemmeno le polemiche e, quest'anno, in dose maggiorata.

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Eil dibattito sul destino, sui conti e, in generale, sulla filosofia del Festival si è arroventato. Müller, un curriculum straordinario, grande esperto di cinema asiatico, uomo di eccezionale cultura, stimato in tutto il mondo, ha lavorato per svariati festival europei prima di diventare responsabile del Settore Cinema della Fondazione La Biennale di Venezia. Ora approda a Roma con molte idee e, francamente, non molto tempo per realizzarle. Müller vuole un festival che vada oltre i soliti 11 giorni, che possa prevedere anche una festa estiva e che metta insieme i gusti del grande pubblico con il migliore cinema d'autore. «Sarà un festival - ha spiegato - fatto su misura per questa città, per andare incontro alle esigenze e alle visioni di chi i film li fa, li fa girare e del pubblico. Penso a un festival che possa andare anche oltre gli 11 giorni del macro-evento». Cinema di cassetta o d'autore? «Io - ha risposto Müller - sono quello che reinventato la Piazza Grande di Locarno, che ha sdoganato il cinema americano portando alcuni dei grandi film nella stagione estiva, e dialogando con i cineasti indipendenti. Abbiamo fatto proiezioni per 12 mila persone, e poi l'inedito di Kiarostami. Dunque, perché non cercare una programmazione dove uno più uno non faccia per forza due, ma suggerisca un due e mezzo o tre?». A chi gli ha domandato del dibattito tra «Festa» e «Festival» ha risposto: «Sarebbe bello avere anche una festa estiva del cinema, distinguendo i due momenti. Roma lo chiede, è la città che meglio si presta al mondo. Possiamo camminare sulle due gambe, confermando naturalmente il consolidato Festival e la consolidata Business Street». Ma insomma, alla fine, quanto durerà questa Festa (o Festival) del Cinema di Roma? «Questo è un grande mistero. Per ora non possiamo più parlare di un evento consueto. Possibilmente, se ci riusciamo, dal 2012 sarà un Festival capitale per la Capitale». Questo al netto delle polemiche che sono iniziate ancor prima della nomina: il rappresentante in consiglio della Camera di Commercio, Andrea Mondello, aveva precisato: «Oggi dobbiamo nominare il direttore artistico e speriamo che insieme a questo ci si presentino anche le risorse con cui poterlo nominare. Altrimenti ci sarebbe la violazione di un principio importante che è quello della compatibilità economica delle scelte». E per Mondello il problema non è tanto «se Müller chiede più soldi, ma è trovare un equilibrio tra le risorse che abbiamo e le spese che possiamo fare. Nell'ordine del giorno ci sono spese, ma non entrate e questo crea un problema al cda. Il bilancio non c'è, ma ne conosciamo i contenuti. Ci sono attorno ai due milioni di perdite e prima si ripianano le perdite, poi si prendono le decisioni». Poi il cda si è riunito e, rispettando annunci e pronostici, smentendo le tesi dei «complottisti» che parlavano di un candidato segreto, ha indicato, a maggioranza, Müller. «Non ci sono state forzature di nessun genere», ha detto il presidente della Fondazione Cinema per Roma, Paolo Ferrari, annunciando la nomina, sottolineando poi che l'ex direttore della Mostra di Venezia «non ha bisogno di essere portato, è un'ottima scelta e andiamo avanti con questa». Michele Lo Foco, rappresentante del Comune in cda, vorrebbe spegnere ogni polemica sul compenso dichiarando per Müller «150mila euro di costo aziendale, che è lo stesso pagato per la precedente direttrice artistica, Piera Detassis». Ma la Detassis ribatte: «Non è affatto vero che io prendevo 150.000 euro all'anno, come dichiarato dal rappresentante del Campidoglio Michele Lo Foco, ovvero la stessa cifra di Marco Müller». E ancora: «Sono davvero irritata anche perché è una cosa che avevo più volte già dichiarato alla stampa». A proposito di soldi: sui due milioni e mezzo di buco del Festival il presidente Ferrari ha risposto ai giornalisti affermando: «Mi sembrano cifre un po' fantasiose, non le abbiamo ancora affrontate, non abbiamo discusso queste cose, comunque mi tiro fuori. Sul bilancio quando avremo i numeri, vi faremo sapere tutto dettagliatamente». L'unica certezza, per ora, è la nomina di Müller che, come previsto, ha incassato il «no» dei rappresentanti della Provincia e della Camera di Commercio, Massimo Ghini e Andrea Mondello, e i «sì» dell'avvocato Michele Lo Foco, rappresentante del Comune, di quello della Regione Lazio, Salvatore Ronghi, e del presidente Paolo Ferrari, che in caso di parità vale doppio. Carlo Fuortes, ad di Musica per Roma, si è astenuto. «Non potrei essere più felice - ha detto Müller - torno dopo 22 anni nella mia città per lavorare a un progetto entusiasmante: il nuovo sviluppo, dopo i risultati dei primi sei anni, del lavoro di un festival per chi il cinema lo fa, lo fa vedere e lo va a vedere». Una cosa è certa: il Festival del Cinema di Roma, da quando è nato, pochi anni fa, è stato subito un successo e, di anno in anno, è andato in crescendo, toccando il vertice in queste ultime e dizioni. Per Müller, di certo, fare meglio non sarà facile.

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