Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Facile e di corsa Ecco come si fa un bestseller

default_image

  • a
  • a
  • a

Ilsuperstar spagnolo Luis Zafon, uno che piace indifferentemente alle teen ager e alle stagionate, scalza il premio Nobel Szymborska con la storia popolata di antichi fantasmi de «Il prigioniero del cielo», protagonista Daniel Sempere, lo stesso di «L'ombra del vento». Al secondo posto, «Amore, zucchero e cannella», tipico libro da «pollastrelle della letteratura», le fameliche divoratrici di racconti in rosa. Tanto più che l'opera prima di Amy Bratley immerge il plot in manicaretti e offre gadget scaricabili da apposito file. Nella narrativa italiana, primo comunque Camilleri, secondo l'investigatore inventato da Malvaldi, il nuovo giallista lanciato da Sellerio, terzo l'istrionico Fabio Volo. E la letteratura letteratura? Missing, soffocata dagli autori seriali, dagli scrittori che si bevono senza pensare, da chi strizza l'occhio in tv, da chi assembla misteri come in parossistica catena di montaggio. Una schizofrenia che ha ispirato a un critico «duro e puro» quanto raffinato qual è Pietro Citati - il biografo di Leopardi, Kafka, Tolstoi, Goethe - il conciso quanto preciso «cahier de doleances» pubblicato ieri dal Corriere della Sera. «Meglio non leggere quei bestseller» titola il quotidiano di via Solferino raccogliendo l'urlo di dolore dell'esegeta di Grandi Autori. Redige anche un catalogo, Citati, dei bestselleristi da evitare: Faletti, Dan Brown, Paolo Coehlo, per esempio. Gente che bazzica con delitti e codici misteriosi, con spiritualismo a buon mercato e psicologia consolatoria. Perché hanno successo? «Credo che i lettori italiani siano peggiorati negli ultimi trenta quarant'anni», diagnostica Citati. Invece quelli di prima «ereditavano la qualità degli scrittori. Erano lettori avventurosi e impavidi, che non temevano difficoltà di contenuto e di stile, fantasie, enigmi, allusioni, culture complicate e remote». Oggi, continua, «la lettura tende a diventare una specie di orgia, dove ciò che conta è la volgarità dell'immaginazione, la banalità della trama e la mediocrità dello stile». Conta anche, aggiungiamo, la possibilità di leggere di corsa, così come si vive, si consuma, si vede la tv. Così come si guarda un film, diventato rito giovanilistico collettivo a base di pop corn. Post scriptum: Checco Zalone è entrato nella Treccani online e Roberto Saviano incontrerà gli studenti sotto l'egida della Fondazione Bellonci. Il cerchio si chiude. Lidia Lombardi

Dai blog