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Sanguineti: «Il padre di Chiari uccise due antifascisti»

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Ascatenarla è un drammatico episodio rivelato da Sanguineti: «Nel dicembre 1926 nei sotterranei della questura di Verona, il brigadiere di Pubblica Sicurezza Carmelo Annichiarico (padre dell'attore, ndr) percosse a morte con un nerbo di bue, assieme a un tal commissario Palazzi, due antifascisti veronesi, i fratelli Panzieri, sottoponendoli ad un interrogatorio "stringente". Questo segnò tutta la vita di Walter», dice Sanguineti. Pronta la replica di Simone: «Su mio padre è stato scritto e detto di tutto e di più. Ma questa ricostruzione è fantascienza allo stato puro». Secondo Sanguineti, che da due anni sta lavorando a una monumentale biografia di Chiari, fu anche per questo evento che «nel 1933 la famiglia fu trasferita dal Ministero degli Interni da Verona a Milano. E Walter, il terzogenito, un discolo di 9 anni, rimase per un pò a Verona in un correzionale. Il delitto rimase impunito, ma sconvolse la vita della famiglia e del brigadiere timoroso di vendette. Walter aspirò sempre a riscattarsi e fabbricarsi padri più nobili. Non si può capire nulla di lui se non si parte dalle botte prese da suo padre con il cinturone della divisa. Per questo voleva portare tutti i giorni suo figlio a Disneyland». In realtà un'eco del crimine era già in parte uscita nel 1984 sull'Arena di Verona, ricorda Sanguineti, rivelata «da un vecchio antifascista ex internato nei lager, Berto Perotti. E mi sono state confermate con ampiezza di dettagli precisissimi dallo storico Mimmo Franzinelli», aggiunge. Tra le sue fonti cita anche «un'amica di infanzia di Walter, la figlia di Giordano Noto, ex pugile e proprietario del Cinema Teatro Nazionale di Milano, che lo prese sotto la sua protezione». E confessa di essersi incuriosito per il fatto che «Walter cambiava nome in ogni intervista, diventando addirittura ebreo: Abramo Annichiarico». «Io non ho mai sentito parlare di questa vicenda del nonno in casa. Su mio padre è stato scritto e detto di tutto e di più. Ma questa ricostruzione è fantascienza allo stato puro - ommenta Simone -. Inoltre la storia dell'istituto correzionale mi sembra surreale. Viene da chiedersi perchè si senta ancora oggi il bisogno di infangare il suo nome a tanti anni dalla sua morte. C'è qualcosa di morboso. Non è sano».

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