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I neutrini vanno in testacoda

L'acceleratore di particelle del Cern a Ginevra

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Ce l'avevano messa tutta. Ma alla fine non ci sono riusciti. Gli scienziati del Cern di Ginevra hanno provato a «sparare» velocissimi i neutrini verso il Gran Sasso, in Italia. E, per un attimo, sembrava fossero riusciti perfino a superare la velocità della luce di sessanta nanosecondi. Cosa mai successa prima anche perché, secondo la teoria della relatività di Einstein, nessun oggetto può viaggiare a più di 300 mila chilometri al secondo. Neanche questa volta, però, Einstein è stato contraddetto e i neutrini sono andati in testacoda. Il cronometro degli scienziati (diciamo così) non era ben sincronizzato e la velocità con cui i neutrini hanno attraversato i 730 chilometri di distanza va rimisurata. La prova del nove verrà effettuata a maggio. Nel frattempo, gli scienziati della collaborazione internazionale Opera dovranno porre rimedio alle due anomalie riscontrate negli strumenti di rilevazione: la prima riguarda la connessione di un cavo a fibre ottiche con il computer al quale giungono i dati, la seconda un orologio di precisione. «Tutti sanno che stiamo continuando a fare verifiche», ha detto il fisico Dario Autiero, responsabile delle misure dell'esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso), nel quale i fasci di neutrini vengono inviati dal Cern di Ginevra ai laboratori del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Che un «baco» possa minare o capovolgere i dati di un esperimento è una cosa che la comunità scientifica da sempre mette in conto come un rischio del suo lavoro. A complicare le cose, ha rilevato l'ex direttore generale del Cern Luciano Maiani, c'è il fatto che l'esperimento Cngs, e con esso il rilevatore Opera, non sono stati progettati per misurare la velocità dei neutrini, ma per osservare un fenomeno diverso: l'oscillazione con la quale un neutrino di un tipo può cambiare identità trasformandosi in un neutrino di un tipo diverso. Quei malfunzionamenti erano lì da tempo indisturbati se, come avevano detto fin dall'inizio gli autori della ricerca, i dati sulla velocità dei neutrini erano stati raccolti negli ultimi tre anni, durante i quali le misure erano state ripetute più volte. Alla calibrazione degli strumenti aveva contribuito perfino il tremendo terremoto de L'Aquila del 6 aprile 2009, che aveva lasciato una linea spezzata, rompendo la continuità dei dati. Adesso non resta che riparare i guasti e fare una nuova verifica. A maggio i nuovi fasci di neutrini saranno molto piccoli e ben distanziati tra loro. I fisici riusciranno così ad avere le risposte in tempi brevi. Se le misure saranno diverse e i neutrini «torneranno nei ranghi», vorrà dire che uno dei tanti «bachi» in agguato nel lavoro scientifico ha colpito ancora. Certamente, allora, si potrà parlare di errore e questo non potrà che fare scalpore. D'altro canto, ha rilevato Maiani, se i dati sui neutrini più veloci della luce fossero stati confermati senza problemi, «sarebbe stato come trovare un elefante al Polo Nord». L'abbaglio dei neutrini superveloci non è il primo caso in cui la scienza si rimangia le parole. Al Cern di Ginevra sono in buona compagnia. Uno degli esperimenti più importanti della fisica contemporanea, quello di Michelson e Morley dal quale tutti nel 1887 si aspettavano la conferma definitiva della teoria dell'etere, non portò affatto al risultato sperato. E sempre in materia di neutrini, il loro «trasformismo», ossia la capacità di trasformarsi da un tipo in un altro, è rimasta controversa per 30 anni. «Quello di Michelson e Morley è stato un risultato strabiliante: tutti si sarebbero aspettati la dimostrazione dell'esistenza dell'etere e invece non successe niente», osserva il fisico Luciamo Maiani, ex direttore generale del Cern. Certamente, aggiunge, sia questo caso sia quello dell'oscillazione dei neutrini non mettevano in crisi le colonne della fisica, come avrebbe fatto la dimostrazione che è possibile superare la velocità della luce. Prima di convincersi dell'esistenza dell'oscillazione dei neutrini ci sono voluti 30 anni, aggiunge il responsabile dell'esperimento Cngs, Dario Autiero. I primi dati erano stati raccolti nel 1968, ma da allora è cominciata una vera e propria altalena che si è conclusa soltanto nel 2002. «La storia della fisica - prosegue - è disseminata di moltissimi risultati controversi, alcuni molto poco noti al pubblico. Altri effetti hanno rivelato delle anomalie successivamente sparite: se ne vedono tutti gli anni, ma fa veramente parte del nostro mestiere cercare di capire. Certamente non bisogna cercare solo quello che ci si aspetta di trovare». Anche per Maiani «di risultati eclatanti successivamente smentiti ce ne sono tanti e può succedere, a volte, di prendere lucciole per lanterne quando si esplora un campo nel quale nessuno è mai passato. Di effetti contrari al credo del momento se ne possono vedere tantissimi: fa parte del mestiere». È successo, per esempio, con la cosiddetta «violazione della simmetria CP», ossia il fenomeno grazie al quale la natura mostra una netta preferenza per la materia rispetto all'antimateria. «Quest'ultima teoria - conclude Maiani - è stata molto difficile da digerire, ma non era in contrasto con i principi basilari della fisica». A noi non resta che aspettare maggio.

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