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Finocchiaro: «La mia sfida? Sogno di cantare e ballare

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in un grande musical» La diva si racconta dalla Francia dove sta per uscire «Terraferma»

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Allamoglie (Donatella Finocchiaro) che lo ama e ha sempre apprezzato la sua onestà, l'uomo nasconde i motivi reali dei viaggi. Finché dovrà pagare l'alto prezzo della sua scelta. Questa la storia del film «Sulla strada di casa» di Emiliano Corapi, da venerdì distribuito in sala da Iris. Donatella Finocchiaro, perché ha scelto questo ruolo? «Credo nella forza dei personaggi e la scena finale di questa moglie che scopre la verità sul marito, è toccante e difficile, sospesa tra ambiguità, delusione, rabbia e dolore. Sono qui in Francia, a Nantes, per la rassegna del cinema italiano e sono emozionata nel vedere quanti giovani facciano la fila per vedere il miei film: "Sulla strada di casa" come " Senza arte né parte" di Albanese e "Terraferma" di Crialese. È importante la formazione e qui si parla più di cinema che di calcio». Perché «Terraferma» non è stato scelto dall'Academy per gli Oscar? «Non credo per pregiudizio, siamo molto amati, ma forse leghiamo troppo i film al nostro passato, a quella tradizione italiana che non varca i confini nazionali. E poi dobbiamo sempre fare i conti con i fantasmi di Pasolini, Fellini o Antonioni e tanti altri geni. Comunque, la giuria degli Oscar, come in tanti altri premi, è formata da poche persone, quindi tutto dipende da un gusto parziale». Qual è il segreto del suo fascino da diva? «Non credo nel divismo, allontana l'attore dal pubblico, ma mi piace il divismo della Magnani. Il gioco vero è quello di dimenticarsi di se stessi per entrare nei panni degli altri». Con «Questi fantasmi» di Ranieri ha avuto grande successo in tv: pensa di tornarci? «Portare il teatro in tv è un colpo di genio, soprattutto per i ragazzi: si usa un mezzo meraviglioso e mostruoso a favore del teatro, la tv offre grande visibilità che al teatro non c'è, ma con un doppio risvolto: è una macchina di grande responsabilità che, come diceva Pasolini, arriva nei letti o sui tavoli della gente tutti i giorni». Sogni nel cassetto? «Intanto uscirò di nuovo al cinema con un'altra opera prima, quella di Fabiana Sargentini e Morando Morandini, storia di un'amicizia tra un 80enne e una giovane che s'incontrano in ospedale. Vorrei fare anche una bella fiction nei panni di un'eroina del '900, ma pure una tragedia greca al Teatro di Siracusa, magari con Luca Ronconi. E poi spero di portare in teatro un musical sulla vita della cantante palermitana Rosa Balistreri». Così potrà ballare, cantare e recitare? «Sì, ho cominciato al teatro stabile di Catania con "Pipino il breve", musical su Carlo Magno. Facevo l'avvocato è ho iniziato per caso a fare l'attrice, ma ora recitare è diventata per me una vera ossessione».

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