
L'identità corre sulla sottile linea dei ricordi

Lospettacolo è ormai giunto alla sua terza tournée teatrale dopo il debutto a Spoleto 52 - Festival dei 2 Mondi nel luglio 2009, proprio alla presenza dell'autore. Due amici d'infanzia e gioventù, entrambi peruviani, si ritrovano a Londra dopo molti anni durante i quali non avevano avuto più contatti. Nel loro incontro rivivono il passato, mescolando bei ricordi con brutte storie che credevano oramai sotterrate o delle quali, forse, ignoravano l'esistenza. La drammaturgia scopre qui la sua fertile matrice letteraria in un mutuo scambio tra i diversi linguaggi espressivi. «Non finirà mai di meravigliarmi il modo in cui nascono nella mia testa le storie - ha raccontato Vargas Llosa a proposito di questo suo lavoro teatrale - Tutto è nato da una conversazione a Londra con Gullermo Cabrera Infante, una manciata di anni fa: "Ti ricordi il poeta e scrittore venezuelano Esdras Parra?", mi ha chiesto. Me lo ricordavo abbastanza bene. Era un ragazzo magro, un po' timido, che avevo conosciuto negli anni Sessanta a Caracas. "Ho avuto la sorpresa più straordinaria della mia vita", mi ha detto Cabrera Infante. "L'Esdras Parra che mi ha suonato al campanello e che è entrato in casa mia non era più lo stesso, ma una signora in piena regola. Si era operato e aveva cambiato sesso, movenze, voce. Mi è costata molta fatica riconoscerlo. La rappresentazione, quindi, non si svolge nel mondo del reale, del veritiero, ma trasloca nella pura soggettività del protagonista; un territorio che, nonostante al principio sembri essere fatto solo di ricordi dolorosi e teneri, alla fine scopriamo che è fatto soprattutto di invenzioni: un mondo di finzione. In questo modo, anche in questa opera, al di sopra e al di sotto di quelli che io volevo fossero i temi centrali della storia – l'amicizia, la forgiatura dell'identità come atto vitale creativo e ribelle, i riti e i malefici del sesso nella vita segreta delle persone – mi si impose un argomento che mi ha appassionato in maniera ricorrente in vari dei miei romanzi e tutte le opere teatrali che ho scritto: la finzione e la vita, il ruolo che quella gioca in questa, la maniera in cui l'una e l'altra si alimentano, si confondono, si respingono e si completano in ogni destino individuale. Senza dubbi, il palcoscenico è lo spazio privilegiato per rappresentare quella magia di cui è fatta anche la vita della gente: quell'altra vita che inventiamo perché non possiamo viverla davvero, ma solo sognarla grazie alle splendide bugie della finzione». Tiberia De Matteis
Dai blog

The Beatles, un mito lungo 60 anni. Così "Please please me" scriveva la Storia


Lazio brutta e senz'anima


Lazio, ecco Luca Pellegrini per Sarri
