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Giancarlo De Cataldo «Così un film leggero combatte i criminali»

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Nelfilm, dopo l'incredibile ascesa di Nicolino Amore a sindaco della città (interpretato dall'attore televisivo di "Un posto al sole" Patrizio Rispo), la legalizzazione della droga ha sconfitto la camorra e reso una città anarchica per eccellenza un modello invidiato in tutto il mondo. Tra testimonianze nel segno della finzione (a Renzo Arbore e Isabella Rosellini) e interviste vere su proibizionismo, malavita e discariche a Bill Emmott dell'Economist, a Pietro Grasso, Vincenzo Macrì, Tano Grasso, Carlo Lucarelli e Fabio Granata, nel film anche il punto di vista del magistrato e scrittore Giancarlo De Cataldo. De Cataldo, il proibizionismo è davvero una iattura che rende ricca la malavita? «Questo film non è certo un manifesto politico, ma la tesi che il proibizionismo non ha mai funzionato è una tesi vera. C'è speranza sul tema della legalizzazione, un tema estremamente dibattuto e considerato non lontano da quello che accadde nelle guerre dell'oppio in nome dell'impero britannico. Ho degli scrupoli morali sul tema della liberalizzazione della droga ma si può aprire un dibattito. Non si tratta di connotazione ideologica, né di una destra legata all'ordine o di una sinistra che inneggia alla libertà: occorre trovare altre soluzioni possibili, c'è un allarme democrazia, hanno troppo potere questi criminali con altissime liquidità grazie al traffico di droga, forma di finanziamento con ricadute pericolose. Non ho soluzioni, ma usciamo da contrapposizioni isteriche e non si deve usare la propaganda: tutti vorremmo una società in cui non ci si droga, ma se fai la guerra la devi vincere e noi su questo tema da anni la perdiamo». Cosa l'ha spinta a partecipare al film? «Al di là del discorso politico c'è un linguaggio cinematografico nuovo, quello del mockumentary che dalle parti nostre è poco praticato: la novità mi attraeva e il regista pure. Il film è una fiaba, con il sindaco che usa una ricetta elementare, tra Masaniello e anti-proibizionismo, nel desiderio dell'autore napoletano che vuole migliore la sua città. L'idea di Caria era lontana e molto precedente all'elezione di De Magistris, ma ha intercettato la voglia di cambiamento, anche se ci sono ancora molte aspettative». Cosa pensa del blitz degli agenti del fisco a Cortina? «Al cittadino normale procura grande soddisfazione quel controllo a Cortina. C'è gente con i macchinoni che dichiara pochissimo, io sono dipendente pubblico e quando scrivo sceneggiature pago le tasse e trovo soddisfazione nel vedere che il re è nudo. Non me la sento di difendere quel mondo. Chi paga le tasse non è deficiente, perché pagare le tasse è un favore grazie al quale tornano i servizi ai cittadini. Non è un caso se i comuni sono in ginocchio per l'Ici non pagata nel precedente governo: il non pagare le tasse deve essere visto come un disvalore sociale. Si sentono troppi opinionisti che insistono nella difesa del cittadino tartassato, io ci andrei piano». Qual è la ricetta per combattere la criminalità? «Le ricette più facili vengono vendute e non funzionano: la criminalità si combatte con repressione e cultura, condanne, confisca dei beni e con un modello di Stato forte». Cosa augura al nostro Paese per il 2012? «Forse sarò banale, ma auspico l'uscita dalla crisi, ce la possiamo fare, con serietà, orgoglio e ottimismo».

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